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Kobieta MARIA

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  • 4 lut 15 11:54
La famiglia Savage - 2008 (CD1)

Un film di Tamara Jenkins. Con Laura Linney, Philip Seymour Hoffman, Philip Bosco, Peter Friedman, Gbenga Akinnagbe, Margo Martindale
Titolo originale The Savages. Commedia, durata 113 min. - USA 2007. - 20th Century Fox uscita venerdì 25 gennaio 2008.


John e Wendy sono un fratello e una sorella che vivono lontani e si sentono raramente, alle prese con gli stessi problemi: entrambi insoddisfatti della propria vita sentimentale e professionale si trovano all'improvviso a doversi prendere cura dell'anziano padre, non particolarmente amato, sprofondato negli abissi della demenza senile e cacciato dalla casa in cui si trovava dopo la morte della sua compagna. Passando da una casa di cura all'altra, i due impareranno a conoscersi e a conoscere meglio il proprio genitore…
Trattare il tema della vecchiaia, della famiglia e della morte senza scadere nel melodramma è cosa ardua: ci riesce brillantemente Tamara Jenkins che, prodotta da Alexander Payne (che aveva già trattato il tema nel riuscito A proposito di Schmidt, anni fa), firma uno dei film più interessanti, coinvolgenti e sinceri degli ultimi anni. La parabola dei due loser (lei continua per forza d'inerzia una storia di sesso con un uomo di mezza età coniugato, lui è un professore frustrato e abbandonato dalla partner che non vuole sposare), è raccontata senza concessioni alla retorica e il loro rapporto con il padre morente è quanto più realistico, crudo ed essenziale visto da parecchio tempo a questa parte. Efficace sulla carta, La Famiglia Savage diventa memorabile, una volta messo in scena, grazie all'interpretazione "definitiva" di tre attori eccezionali: se Philip Seymour Hoffman e Laura Linney, tra i migliori della propria generazione, sono ormai da anni sulla cresta dell'onda e riconosciuti anche dal grande pubblico, un nota particolarmente felice viene da Philip Bosco, anziano caratterista di straordinario talento ma poco noto da noi, che cesella finemente, con una vena grottesca e ironica, un uomo cui restano pochi giorni da vivere, scorbutico e ben lontano dallo stereotipo di "nonnino gentile e affabile" cui il cinema americano ci ha abituato fin troppo spesso.
Efficace nei dialoghi, incredibilmente ben musicato dall'ottimo Stephen Trask e graziato da uno dei finali più coerentemente ottimistici degli ultimi anni, La Famiglia Savage è un tragico, comico, romantico, piccolo, grandissimo film da non perdere.

zachomikowany

  • 695,6 MB
  • 4 lut 15 11:54
La famiglia Savage - 2008 (CD2)

zachomikowany

  • 674,0 MB
  • 4 lut 15 11:54
La dura verità - 2009

Un film di Robert Luketic. Con Katherine Heigl, Gerard Butler, John Michael Higgins, Nick Searcy, Kevin Connolly.
Titolo originale The Ugly Truth. Commedia, durata 100 min. - USA 2009. - Sony Pictures uscita venerdì 27 novembre 2009.

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Abby Richter è produttrice di successo di un talk show mattutino, ma è molto meno fortunata nel privato, nei rapporti di coppia. Quando il suo programma subisce un calo degli ascolti, è costretta a dare spazio a un nuovo opinionista, lo spudorato e (apparentemente) cinico Mike Chadway, che promette di rivelare senza mezzi termini cosa pensano veramente gli uomini delle donne e come agire, da entrambi i lati, di conseguenza. Gli ascolti del network si impennano e la stessa Abby decide suo malgrado di seguire i consigli del brutale esperto per sedurre il vicino di casa, Colin.
La dura verità si presenta come una variazione sul tema "battaglia fra i sessi" - che della commedia è una costola importante, un vero e proprio organo interno - e schiera da un lato la donna, insicura, restia a valorizzarsi, dall'altro l'uomo, che sembra sapere tutto di se stesso ma solo perché c'è ben poco da sapere. Se, posta la premessa, la sensazione è che sia spiacevolmente generica e piuttosto insufficiente, il film non si arrabatta troppo per smentirla.
Non che non strappi qualche risata, non che manchi l'alchimia minima necessaria tra Katherine Heigl e Gerard Butler -anche se di "sexyness" non c'è traccia, come non c'è traccia di un "linguaggio dell'amore", per esempio- ma la commedia intelligente non abita qui (scrivitele fermo posta). È un problema di mestiere. Stupisce che un copione come questo esca dalle mani di tre sceneggiatrici: è la dura verità, poiché un "Colin" come questo è un errore bello e buono, un dissuasore del meccanismo romantico della sospensione dell'incredulità. Chi preferirebbe il vanitoso e belloccio dottor Colin al fascinoso e divertente Mike, in un film e non (necessariamente) nella vita vera? Persino il recente e deludente Un amore di testimone era stato più onesto, in questo senso.
E ancora: perché dovremmo assumere sulla fiducia che la protagonista è una maniaca del controllo, senza che ci venga mai (di)mostrato in alcun modo? La dura verità è che Sally ha incontrato Harry per niente, se la sua lezione è andata persa, dimenticata, ignorata.
Infine. Esiste per caso una dura verità che imponga che, in un film di questo genere, sia la sola sceneggiatura a dover fare tutto il lavoro, e il resto possa venire relegato in secondo piano? No. Eppure ogni inquadratura, ogni arredo, ogni oggetto della pellicola di Luketic pare uscito dal piccolo, piatto e brutto schermo del talk show prodotto dalla protagonista. Non supplire alle mancanze delle premesse è scortese, perseverare è diabolico.

zachomikowany

  • 691,2 MB
  • 4 lut 15 11:54
La donna di nessuno - 2009

Un film di Vincenzo Marano. Con Laurent Lucas, Hélène De Fougerolles, Thierry Frémont, Anna Galiena, Candice Hugo.
Drammatico, durata 99 min. - Italia 2009. - FilmExport uscita venerdì 26 giugno 2009.

Una giovane prostituta, testimone chiave al processo contro una maitresse senza scrupoli, muore precipitando dalla finestra di un albergo. Sulla sua morte indagano una giornalista impicciona e il commissario Gallager, fratello scontroso del celebre Martin Delvaux. Delvaux è un giudice ambizioso, sposato a una donna ricca e matura e amante occasionale della bella Sarah, prostituta di lusso che lo ama disinteressatamente. Coinvolti loro malgrado e con responsabilità diverse nel caso di omicidio, la giornalista, il giudice e la prostituta finiranno per incontrarsi e per farsi molto male.
L'opera prima di Vincenzo Marano, autore italiano trapiantato in Francia, non è un vero melodramma o almeno non lo è nei termini codificati del genere. Vi emerge tuttavia una progressione di tono che fa slittare il giallo-nero del film nella direzione, appunto, del melodramma. Sullo sfondo di una Parigi implicita e al centro di un film decisamente e formalmente francese, abitano i vertici di un triangolo amoroso: lui, lei e, sempre, l'altra.
Sarah è la donna del titolo, è di tutti e non è mai di nessuno, appartiene a se stessa, anche se vorrebbe tanto appartenere a Delvaux, e conclude la sua vita in perenne bilico con il più melodrammatico dei suicidi. Jeanne è una giornalista rigorosa mai obliqua, mai malvagia, mai pericolosa, è diretta, onesta e innamorata, anche lei, dell'ambiguo giudice. Martin Delvaux è l'uomo di potere, è l'uomo condiviso, divorato dall'amore per Jeanne e ossessionato da Sarah, urgenza improvvisa da consumare come un capriccio. L'uomo è prima dell'una e poi dell'altra, poi ancora di una e di nuovo dell'altra, in una gioco crudele vissuto in nome dell'amore e del diritto (del più forte).
Giocare con la sostanza della vita, ci dice il regista, equivale a giocare col suo opposto, l'ineluttabilità della morte. Nel melodramma, Marano, insinua una vicenda criminale, declinando al maschile e al noir il suo woman's film. E proprio lungo la frontiera tra noir e mélo femminile si colloca il debutto cinematografico di Marano (regista di numerose serie tv), che ha avuto un discreto successo in Francia e adesso trova una distribuzione nelle sale italiane. Il suo è uno sguardo elegante, un richiamo stilistico alle cinematografie di genere, attratto dalla sospensione inquieta dei primi piani ma ancora troppo (ben) confezionato e anonimo.
Un prodotto statico che sacrifica sfondo, motivazioni e sviluppi dei personaggi e delle situazioni. Il risultato è che molti passaggi narrativi risultano frettolosi (l'innamoramento Martin-Jeanne) e il film non restituisce le conseguenze morali che promette. Il regista romano riesce però a valorizzare il naturale istinto dei suoi attori e questa, comunque la si veda, è una (prima e buona) prova di regia.

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  • 4 lut 15 11:54
La donna di nessuno - 2009

Un film di Vincenzo Marano. Con Laurent Lucas, Hélène De Fougerolles, Thierry Frémont, Anna Galiena, Candice Hugo.
Drammatico, durata 99 min. - Italia 2009. - FilmExport uscita venerdì 26 giugno 2009.

Una giovane prostituta, testimone chiave al processo contro una maitresse senza scrupoli, muore precipitando dalla finestra di un albergo. Sulla sua morte indagano una giornalista impicciona e il commissario Gallager, fratello scontroso del celebre Martin Delvaux. Delvaux è un giudice ambizioso, sposato a una donna ricca e matura e amante occasionale della bella Sarah, prostituta di lusso che lo ama disinteressatamente. Coinvolti loro malgrado e con responsabilità diverse nel caso di omicidio, la giornalista, il giudice e la prostituta finiranno per incontrarsi e per farsi molto male.
L'opera prima di Vincenzo Marano, autore italiano trapiantato in Francia, non è un vero melodramma o almeno non lo è nei termini codificati del genere. Vi emerge tuttavia una progressione di tono che fa slittare il giallo-nero del film nella direzione, appunto, del melodramma. Sullo sfondo di una Parigi implicita e al centro di un film decisamente e formalmente francese, abitano i vertici di un triangolo amoroso: lui, lei e, sempre, l'altra.
Sarah è la donna del titolo, è di tutti e non è mai di nessuno, appartiene a se stessa, anche se vorrebbe tanto appartenere a Delvaux, e conclude la sua vita in perenne bilico con il più melodrammatico dei suicidi. Jeanne è una giornalista rigorosa mai obliqua, mai malvagia, mai pericolosa, è diretta, onesta e innamorata, anche lei, dell'ambiguo giudice. Martin Delvaux è l'uomo di potere, è l'uomo condiviso, divorato dall'amore per Jeanne e ossessionato da Sarah, urgenza improvvisa da consumare come un capriccio. L'uomo è prima dell'una e poi dell'altra, poi ancora di una e di nuovo dell'altra, in una gioco crudele vissuto in nome dell'amore e del diritto (del più forte).
Giocare con la sostanza della vita, ci dice il regista, equivale a giocare col suo opposto, l'ineluttabilità della morte. Nel melodramma, Marano, insinua una vicenda criminale, declinando al maschile e al noir il suo woman's film. E proprio lungo la frontiera tra noir e mélo femminile si colloca il debutto cinematografico di Marano (regista di numerose serie tv), che ha avuto un discreto successo in Francia e adesso trova una distribuzione nelle sale italiane. Il suo è uno sguardo elegante, un richiamo stilistico alle cinematografie di genere, attratto dalla sospensione inquieta dei primi piani ma ancora troppo (ben) confezionato e anonimo.
Un prodotto statico che sacrifica sfondo, motivazioni e sviluppi dei personaggi e delle situazioni. Il risultato è che molti passaggi narrativi risultano frettolosi (l'innamoramento Martin-Jeanne) e il film non restituisce le conseguenze morali che promette. Il regista romano riesce però a valorizzare il naturale istinto dei suoi attori e questa, comunque la si veda, è una (prima e buona) prova di regia.

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  • 4 lut 15 11:54
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La chiave

Un film di Tinto Brass. Con Stefania Sandrelli, Frank Finlay, Franco Branciaroli, Eolo Capritti, Tinto Brass.
Erotico, durata 110 min. - Italia 1983.

Dal romanzo (1956) di Junichiro Tanizaki, già portato sullo schermo nel 1959 da Kon Ichikawa. T. Brass ha conservato l'impianto (la morbosa e funesta passione di un anziano per la moglie più giovane), la struttura a quartetto (marito, moglie, figlia e il di lei ganzo), la trovata centrale (i diari che marito e moglie scrivono, consapevoli che l'altro leggerà), il motivo della gelosia come corroborante erotico, trasferendo l'azione a Venezia all'inizio del 1940. Con dolosa premeditazione il regista ha ingaglioffito storia e personaggi, non intendendo che, trascinandoli nel grottesco, li svuota. I 2 giovani recitano ignominiosamente; pur con la voce inadatta di Paolo Bonacelli, Finlay se la cava, mentre, quando non deretaneggia e sta zitta, S. Sandrelli ha qualche momento intenso.

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  • 705,7 MB
  • 4 lut 15 11:54
La bionda e lo sceriffo - The Sheriff of Fractured Jaw

Un film di Raoul Walsh. Con Jayne Mansfield, Kenneth More, Robert Morley, Henry Hull.
Titolo originale The Sheriff of Fractured Jaw. Western, durata 103 min. - Gran Bretagna 1958.

Come un distinto fabbro si trasferisce da Londra al selvaggio West e diventa sceriffo alle prese con pellerossa, fuorilegge e una ballerina. Western in cadenze da commedia quasi parodistiche, governato con asciuttezza dal veterano Walsh. More se la cava con disinvoltura. J. Mansfield è doppiata da Connie Francis nelle canzoni.

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  • 696,5 MB
  • 4 lut 15 11:54
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Ken il Guerriero - La Leggenda del vero salvatore, Shin Kyûseishu densetsu Hokuto no Ken - Kenshirô den

Un film di Kobun Shizuno. Con Hiroshi Abe, Yuriko Ishida, Romi Pak, Takeshi Aono, Keiichi Nanba.
Titolo originale Shin Kyûseishu densetsu Hokuto no Ken - Kenshirô den. Animazione, - Giappone 2008. uscita mercoledì 13 luglio 2011.

Rimasto unico erede di Hokuto ma costretto a perdere Julia per sempre, Kenshiro rievoca il suo passato e il momento in cui acquisì la consapevolezza di portare sulle proprie spalle un destino messianico.
Dopo aver dedicato la serie cinematografica sull'immortale mito di Kenshiro e delle sue prodezze ultraterrene al retelling della serie a fumetti originaria, il brand di Ken stupisce con la prima storia completamente originale da anni in qua. L'unica possibile, ovvero un prequel (denominato in originale Zero) che approfondisca il solo terreno inesplorato, quella zona grigia nel passato di Kenshiro collocabile tra la sconfitta con Shin – e conseguente rapimento dell'amata Julia – e il suo ritorno come vendicatore in lotta con i guerrieri di Nanto e della stessa Hokuto. Il guerriero del film di Kobun Shizuno è un Ken inedito, dimesso e quasi remissivo, incerto sui propri poteri, sulla propria natura e sul ruolo che dovrà ricoprire nel grande disegno che il Fato ha in serbo per lui. Il nobile intento di distaccarsi da personaggi e situazioni usurati dalla riproposizione coatta si traduce nella necessità di inventarne nuovi all'altezza degli illustri precedenti. Compito arduo quantunque coraggioso, ma disperatamente fallito: lo schiavista burbero ma di buon cuore, il maestro di Shin e la famiglia che salva Ken da morte certa sono figure inconsistenti e destinate a una mera funzione maieutica nei confronti dell'eroe e del suo percorso di autoconvincimento.
Non va meglio con il classico accostamento dei personaggi a volti noti dell'immaginario cinematografico, che si traduce in un villain scialbo come Siska, palesemente tratteggiato sulle fattezze di Jabba The Hutt. Come se non bastasse, i duelli – la parte più attesa dai fan - sono pochi e non coinvolgono minimamente lo spettatore più avvezzo ai topoi della serie, per nulla aiutato dalla sciatteria dei fondali, che vanifica l'intento di un disegno intento a rievocare il fascino dell'originale.
Resta la sensazione di un mero riempitivo, pensato più per concludere la successione di film previsti sul mito di Ken che per regalare nuove sensazioni. Quasi disarmante constatare la differenza tra il bolso Kenshiro di Shizuno e il pimpante protagonista della prima serie, rievocato dalle immagini statiche successive ai titoli di coda.

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  • 1,37 GB
  • 4 lut 15 11:54
doppiaggio italiano

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Jumping the Broom - Amore E Altri Guai - 2011
Un film di Salim Akil. Con Paula Patton, Angela Bassett, Laz Alonso, Loretta Devine, Romeo Miller.
Commedia, - USA 2011

Sabrina Watson e Jason Taylor hanno deciso di sposarsi. Sono entrambi afroamericani ma le loro famiglie hanno dei background molto, molto diversi. I genitori di lei vivono a Martha's Vineyard, sono colti e non parlano solo in americano. La madre di lui è vedova e lavora alle Poste come impiegata allo sportello. Quando le due famiglie si incontrano perché le nozze sono imminenti le madri, in particolare quella di Sabrina, sono decisamente poco inclini al compromesso e il sogno d'amore dei due rischia di infrangersi.
La black comedy americana è diventata ormai un genere con tutti i suoi stilemi di riferimento. A un pubblico non a stelle strisce potrà risultare decisamente meno divertente perché vengono a mancare molteplici segnali specifici. A partire, in questo caso, proprio dalla forma idiomatica che dà il titolo al film. “Jumping the Broom” era ‘il salto della scopa'. Un gesto simbolico che sanciva l'unione di una coppia di schiavi al di là di una regolarizzazione che poteva tardare a venire o addirittura non giungere mai. Il gesto è entrato a far parte della tradizione anche dopo l'emancipazione ma, in materia, gli afroamericani si sono in breve tempo differenziati. C'è chi ha voluto la permanenza del rito in ricordo di un passato che non andava sepolto nell'oblio e chi invece (solitamente le classi sociali più elevate) lo ha progressivamente cancellato proprio per esorcizzare quello stesso passato. Questa commedia avrà il suo scontro nodale proprio sulla materia di cui sopra ma prima avrà posto le basi di una sorridente riflessione su due modalità di integrazione in cui due tipologie di pubblico black può finire con lo specchiarsi.
Se Sabrina e Jason hanno finito con l'incontrarsi e desiderarsi significa che la metropoli ha in qualche misura reso meno stridenti le differenti origini sociali. Ma è a Martha ‘s Vineyard (ricordate? l'isola buen retiro della famiglia Kennedy nonché luogo in cui Polanski ha ambientato L'uomo nell'ombra) che le contraddizioni emergono con forza. Perché le due forme di integrazione (dal basso e dall'alto) sembrano entrare in rotta di collisione. Intendiamoci: sempre di commedia non sofisticata si tratta ma ogni tanto i colpi vanno a segno. Ricordandoci che le generalizzazioni sono sempre scarsamente produttive, che i contesti sociali sono variegati e che solo una rozzezza preculturale può tradurli in denominazioni univoche.

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  • 665,3 MB
  • 4 lut 15 11:54
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Jalla! Jalla!

Un film di Josef Fares. Con Fares Fares, Torkel Petersson, Laleh Pourkarim, Tuva Novotny, Jan Fares, Sofi Ahlström Helleday Commedia, durata 88 min. - Svezia 2001.

Roro e Màns sono amici e lavorano come custodi al parco. Roro, figlio di immigrati libanesi, è fidanzato con una svedese, Lisa, ma la nasconde ai suoi che non vedrebbero di buon occhio la relazione. Quando si decide a parlarne trova la famiglia riunita che gli ha già combinato un matrimonio con Yasmine, una ragazza svedese di origini libanesi. Neppure lei vuole sottomettersi, ma lo invita a fingere per un po' al fine di evitare le ritorsioni del suo oppressivo fratello. Màns ha invece un altro tipo di problema: da qualche tempo è impotente e la sua ragazza non apprezza. Si dà allora da fare in tutti i modi (compresi quelli più astrusi) per ovviare all'inconveniente. Le occasioni per un divertimento volgarotto non mancano, ma ci si chiede: non bastava farsi prescrivere la pillolina azzurra? Mah! Commediola campione di incassi nel nord Europa che fa sicuramente ridere anche il pubblico di Panariello.

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  • 702,0 MB
  • 4 lut 15 11:54
Italians - 2009 (CD1)

Un film di Giovanni Veronesi. Con Carlo Verdone, Sergio Castellitto, Riccardo Scamarcio, Ksenia Rappoport, Dario Bandiera.
Commedia, durata 116 min. - Italia 2009. - Filmauro uscita venerdì 23 gennaio 2009.

Dopo una vita passata a trasportare Ferrari rubate negli Emirati Arabi per conto di una ditta romana, il candido Fortunato (Sergio Castellitto) ha deciso di ritirarsi e ha scelto il giovane Marcello (Riccardo Scamarcio) come suo successore. Per istruirlo al lavoro e avvezzarlo agli usi e costumi locali lo porta con sé nel suo ultimo viaggio per Dubai. Un inaspettato posto di blocco nel mezzo del deserto sarà solo la prima complicazione di un avventuroso on the road con finale a sorpresa. A migliaia di chilometri di distanza dalla "città dei mercanti", l'impacciato Giulio (Carlo Verdone), di professione dentista, è costretto a recarsi a San Pietroburgo per un convegno che lui stesso ha organizzato ma al quale non vorrebbe partecipare. Inconsolabile da quando è stato lasciato dalla moglie e in astinenza da oltre un anno è istigato da un amico e collega a mettersi in contatto con Vito Calzone (Dario Bandiera), il promotore di una società russa che organizza viaggi extra-lusso a sfondo sessuale.
"Gli italiani sono il popolo che suona più di tutti al metal detector" è il risultato di un sondaggio del New York Times utilizzato come epigrafe umoristica per aprire il primo dei due episodi di Italians. Una citazione capace di contenere il succo di un film che vorrebbe raccontare con ironia l'italiano all'estero ma finisce per sciorinare una serie di convenzioni e luoghi comuni rendendo il soggetto poco convincente. Scandito da tante piccole (dis)avventure, il capitolo che vede Castellitto e Scamarcio protagonisti di un on the road surreale e un tantino buonista, vacilla nella narrazione e sfocia nell'incongruenza laddove viene presentato l'elemento sorpresa che ribalta le parti con un tiepido colpo di scena. Se pur sollevato dalla prova recitativa di un Carlo Verdone in forma smagliante e dall'interpretazione esilarante di Dario Bandiera, l'episodio ambientato in Russia scivola, tra equivoci, festini a base di sesso e caviale e sparatorie, verso un happy ending telefonato.
Giovanni Veronesi, che aveva già fatto emigrare il barbiere di Abatantuono in quel di Rio, traghettato un gruppo di giovani diplomati verso l'isola greca di Santorini (Che ne sarà di noi) e lasciato convolare a nozze i due gay di Rubini e Albanese nella Spagna di Zapatero (Manuale d'amore 2), si rimette in viaggio per raccontare vizi e virtù degli italians. Attraverso siparietti macchiettistici il regista pratese sembra conformarsi all'idea diffusa all'estero sul popolo tricolore - e si avvale della stessa misura per dipingere i popoli ospitanti - svincolando dagli stilemi della commedia all'italiana old school in favore di un ritratto stereotipato e a tratti irritante.

zachomikowany

  • 700,5 MB
  • 4 lut 15 11:54
Italians - 2009 (CD2)

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  • 711,9 MB
  • 4 lut 15 11:54
obrazekobrazekobrazekobrazekobrazek(1,75 mymovies.it)

doppiaggio italiano


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Inviati molto speciali - I Love Trouble
Un film di Charles Shyer. Con Julia Roberts, Nick Nolte, Saul Rubinek, Olympia Dukakis, James Rebhorn.
Titolo originale I Love Trouble. Thriller, durata 123 min. - USA 1994.

Scafato e veterano reporter del “Chicago Chronicle” e giovane cronista del rivale “Chicago Globe” sono in litigiosa concorrenza, ma si alleano sul campo durante le indagini su un disastro ferroviario. Tentativo poco riuscito di tornare alle vecchie commedie sulle baruffe professionali di coppia.

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  • 1,39 GB
  • 4 lut 15 11:54
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto - 1970

Un film di Elio Petri. Con Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Orazio Orlando, Gianni Santuccio, Salvo Randone.
Poliziesco, Ratings: Kids+16, durata 103 min. - Italia 1970.

Il capo della Squadra Omicidi di Roma ammazza l'invereconda amante e semina volutamente tracce e indizi per dimostrare che, come garante della Legge e rappresentante del Potere, è al di sopra di ogni sospetto. Uscito indenne dalle indagini, si autoaccusa. Invenzione alla Borges per il primo film italiano sulla polizia con uno straordinario G.M. Volonté. Calibrata costruzione all'americana del racconto in cui si fondono le due anime, realistica ed espressionistica, di E. Petri. Sceneggiato con Ugo Pirro, musiche di Ennio Morricone. Oscar 1970 per il film straniero e Nastro d'argento a G.M. Volonté.

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  • 700,6 MB
  • 4 lut 15 11:54
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In viaggio con una rock star - Get Him To the Greek - CD1

Un film di Nicholas Stoller. Con Jonah Hill, Russell Brand, Rose Byrne, Katy Perry, Christina Aguilera.
Titolo originale Get Him To the Greek. Commedia, durata 109 min. - USA 2010. - Universal Pictures uscita venerdì 8 luglio 2011.

Aaron Green è un impiegato della M&A Records il cui Chief Executive Sergio Roma cerca un evento che faccia rumore nel mondo della musica. Aaron suggerisce che, trattandosi del decimo anniversario di un album che fece scandalo si potrebbe andare a cercarne l'autore e realizzare un concerto. Si tratta di Aldous Snow, rockstar trasgressiva di cui Roma si fida poco ma decide comunque di tentare. Chi dovrà andarlo a prendere a Londra e portarlo prima a New York per un'apparizione tv e poi al Greek Theatre a Los Angeles sarà Aaron. Con pochissimo tempo a disposizione e con un soggetto molto, molto difficile da gestire...

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  • 698,6 MB
  • 4 lut 15 11:54
In viaggio con una rock star - Get Him To the Greek - CD2

...Nicholas Stoller deve avere fatto una scommessa con se stesso: riuscire a far sì che Russell Brand (che aveva già avuto come coprotagonista molto più contenuto in Non mi scaricare, film che qui omaggia con una clip, ovviamente riferendosi al titolo originale che è Forgetting Sarah Marshall) recitasse se stesso senza inibizione alcuna. Perché se si va a leggere la biografia dell'attore ci si accorge che tra lui e Aldous Snow ci sono molti meno dei classici sei gradi di separazione. Brand si è messo a totale disposizione realizzando al contempo un ritratto ironico ma anche realistico delle sregolatezze di una rockstar. Stoller (che ha Apatow come produttore) sa però bene che sopra le righe bisogna saperci andare e per farlo (spingendo anche in più di un'occasione sul pedale della volgarità) si ha bisogno di un contrappeso in grado di affrontare le situazioni più scabrose con il massimo della leggerezza. Lo trova in Jonah Hill che, ancora una volta, dimostra come si possa recitare il ruolo della ‘vittima' senza sfociare inevitabilmente nel grottesco.
Aaron ha avuto l'idea giusta con il boss sbagliato che ora pretende da lui l'impossibile (sottolineato da un counter a tutto schermo che ogni tanto ci ricorda il tempo a disposizione come nel più classico dei thriller). Dovrà infilarsi in una kermesse che rischierà di fargli perdere anche l'affetto della sua compagna. Tutto ciò però per conseguire un risultato che non sarà solo esteriore. Perché aiutare indirettamente qualcuno ad avvertire ciò che cova sotto la cenere dell'esibizionismo può essere una buona azione. Jonah/Aaron con Brand/Aldous questa buona azione la porta a termine. Riuscendo anche a divertire.

zachomikowany

  • 701,0 MB
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In un mondo migliore
Un film di Susanne Bier. Con Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm, Ulrich Thomsen, Markus Rygaard, William Jøhnk Nielsen. continua» Titolo originale Hævnen. Drammatico, durata 113 min. - Danimarca, Svezia 2010. - Teodora Film uscita venerdì 10 dicembre 2010.

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Un finale buonista per una pellicola validamente nera

Christian non ride e non perdona mai. Rimasto orfano si trasferisce in Danimarca con il padre, nella nuova scuola incontra Elias, timido, pestato dai bulli d'ordinanza, genitori perfetti sul lavoro e meno nella coppia. I due scolaretti cominceranno insieme un cammino verso il male sotto gli occhi impotenti dei pur coscienziosi genitori.
Candidato danese per la corsa agli Oscar 2011, In un mondo migliore è l'ultimo film di Susanne Bier, una delle registe scandinave più famose. Come in Dopo Il Matrimonio, la Bier imposta un racconto spola tra famiglia e diverse realtà: povertà e ricchezza.
In un mondo migliore quindi è un viaggio a colpi di montaggio alternato tra l'Africa dei medici da campo e la Danimarca opulenta dei borghesi. Allieva di Lars Von Trier, la regista ha qualche lascito del dogma: le zoomate improvvise nei momenti cruciali, ma più che forma porta in dote quel contenuto raggelante e intenso, bollino di qualità dei film danesi.
“C'è del marcio in Danimarca” e ovunque. Non esiste primo o terzo mondo: con una regia di minimalismo deciso l'autrice danese evita i sociologismi e suggerisce, con tensione costante e perfetta, che la violenza nasce in qualsiasi luogo e condizione sociale, non c'è contesto o spiegazione socioculturale che tenga. La civiltà e il progresso sociale sono bei vestiti da indossare ma si rovinano quando c'è lutto, morte, sofferenza: tre bestie divoratrici dell'evoluzione simbolo del Nord Europa. I genitori, vessilli della buona educazione, sono la parte più debole e soccombono all'ira dei figli che non riescono pure sforzandosi a guidare, perché l'istinto ha una marcia in più, come le interpretazioni degli adulti di questo film: Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm e Ulrich Thomsen, entrambi già visti nel capolavoro Festen.
In questo gioco al massacro dei buoni sentimenti, in questa cattiveria malcelata sembra di essere davanti a un grande film. Ma anche i vetri più robusti hanno il proprio punto debole e il martello distruttore è un finale così buonista e urticante che non giustifica una pellicola così validamente nera.

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Impy Superstar - Missione Luna Park - 2009

Un film di Reinhard Klooss, Holger Tappe. Titolo originale Urmel voll in Fahrt.
Animazione, Ratings: Kids, durata 84 min. - Germania 2008. - Mediafilm uscita venerdì 27 febbraio 2009.


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È ormai un anno che il piccolo dinosauro Impy si trova sull'isola di HulaHula e tutti i suoi amici hanno deciso di festeggiarlo. C'è anche chi ha fatto di più offrendogli un regalo speciale: una sorellina che lui sembra aver desiderato. Ma che ora gli si presenta con le fattezze di Baboo, una pandina molto bisognosa di affetto. Loontano da HulaHula l'impresario Barnaby ha chiesto il denaro di tre sceicchi per creare un Luna Park di nuova concezione. Peccato che il dinosauro meccanico che dovrebbe costituirne l'attrazione principale vada in tilt. Gli sceicchi impongono la ricerca di un dinosauro vero che, secondo la loro assistente Miss Lee esperta in arti marziali, si troverebbe su un'isola. È Impy l'obiettivo della missione. Un obiettivo che diviene sempre più disposto a farsi attrarre dal miraggio di divenire una star.
Il capitolo numero due delle avventure del piccolo dinosauro Impy raggiunge il grande schermo mostrando un'accresciuta consapevolezza delle potenzialità dei personaggi. Se in Impy e il mistero dell'isola magica sembrava che l'azione venisse un po' frenata dal bisogno di caratterizzare e presentare i protagonisti ora questo timore è superato (anche se si può vedere benissimo il secondo film senza avere visto il primo).
Ispirato ancora una volta ai personaggi creati dall'ora ottantaseienne scrittore Max Kruse, Impy Superstar continua a rivolgersi a un pubblico infantile ma alza anche un po' il tiro pensando a un target di bambini un po' più grandi. I colori sono vivaci e mettono allegria. Così come la storia che è ricca di momenti di azione (il Luna Park è la location adatta) ma non dimentica di veicolare una morale ad altezza di bambino sul tema del miraggio del successo e sulla solidarietà tra soggetti diversi.
Marco Carta, vincitore della 59^ edizione del Festival di Sanremo, è la voce dello Sceicco e canta la canzone finale. Un suggerimento per i piccoli spettatori: quando iniziano i titoli di coda non alzatevi subito. Se avrete un po' di pazienza potrete scoprire che fine fa la rigida Miss Lee.

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  • 703,3 MB
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doppiaggio italiano

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Il primo bacio - Les Beaux Gosses - 2009
Un film di Riad Sattouf. Con Vincent Lacoste, Anthony Sonigo, Alice Trémolière, Noémie Lvovsky, Emmanuelle Devos.
Titolo originale Les Beaux Gosses. Commedia, durata 90 min. - Francia 2009

Hervé, mediocre a scuola e mediamente sveglio, si barcamena tra la madre con cui vive e gli amici. Un giorno, senza capire bene perché, si trova a piacere a Aurore, compagna di classe carina con cui avrà le prime esperienze e delusioni della vita di coppia. Il migliore amico Camel lo segue nelle peripezie facendo di tutto per trovare a sua volta una ragazza.
Les beaux gosses é una commedia adolescenziale leggera. Il mondo a parte della scuola, si sa, puo' regalare dei momenti di grande ilarità e il regista esordiente Riad Scattouf rende le situazioni a tratti esilaranti. Pur provenendo dallo stile fumettistico (in particolare da "La vie secrète des jeunes", dello stesso Scattouf), Hervé e Camel non sono mai caricaturali, mostrano le incertezze e le pulsioni della propria età. In parte nostalgico, delle volte semplicemente ingenuo come un bambinone, Hervé é la perfetta incarnazione del giovane che non ha ancora trovato un equilibrio con se stesso. Con la testa persa non si sa bene dove, non coglie gli ammiccamenti espliciti di Aurore, naturalmente già più matura, fino a quando lei non gli salta addosso.
Manca in realtà una struttura narrativa solida e siamo anni luce dal sottofondo tragicomico e profondo di certe commedie nostrane sul periodo scolastico (si pensi a Virzì). Ma paradossalmente il film dà il meglio di sé proprio negli sketch frammentari che raccordano la storia, dove si mostrano personaggi vagamente tratteggiati che proprio come nell'adolescenza sembrano parodie dell'età adulta. Diversi dunque i momenti memorabili, come la preside che annuncia la morte di un professore, al che un alunno domanda se ci sarà comunque il compito in classe o la madre di Hervé che lo sbaciucchia davanti all'entrata di scuola.
Non sarà un capolavoro, e di certo ci sono commedie adolescenziali che hanno segnato l'immaginario ben più di questa, ma Les beaux gosses regala comunque un'ora e mezza piacevole e ben costruita.

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  • 579,1 MB
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Il nastro bianco - 2009 (CD1)

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  • 558,7 MB
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Il nastro bianco - 2009 (CD2)

Un film di Michael Haneke. Con Christian Friedel, Leonie Benesch, Ulrich Tukur, Ursina Lardi, Burghart Klaußner.
Titolo originale Das Weiße Band. Drammatico, b/n durata 144 min. - Austria, Francia, Germania 2009. - Lucky Red uscita venerdì 30 ottobre 2009.

Un villaggio protestante nel nord della Germania. Anni 1913-1914. La vita si presenta con i ritmi delle stagioni e con la sua monotona ripetitività. Fino a quando accade un fatto inspiegabile: il medico si frattura gravemente una spalla in seguito a una caduta da cavallo dovuta a un filo solido ma invisibile teso sul suo percorso. A raccontare gli avvenimenti è la voce di un anziano: all'epoca dei fatti era l'istitutore arrivato in loco da un paese non troppo lontano. L'attentato al medico però non resta isolato. Altri eventi si susseguiranno sotto lo sguardo attento e misterioso dei bambini delle varie famiglie.
Haneke continua lucidamente e implacabilmente la sua analisi delle relazioni tra gli esseri umani decidendo, in questa occasione, di incentrare la sua attenzione su un microcosmo che assurge a laboratorio del futuro della Germania. Grazie a un bianco e nero bergmaniano il regista austriaco costruisce un clima di opprimente attesa. Ciò che gli interessa non è la detection (scoprire chi sta all'origine degli inattesi episodi di violenza) quanto piuttosto riflettere su una società che sta ponendo a dimora i semi che il nazismo, dopo la Prima Guerra Mondiale, farà fruttificare.
Le relazioni tra gli adulti e tra questi e i bambini sono quanto di più algido e privo di un senso di umanità vera si possa concepire. Nei personaggi del Medico, del Pastore e del Barone si concretizzano tre modi di esercitare l'autorità e il sopruso (in particolare nei confronti della donna) che forniscono un modello da amare/odiare per i più piccoli. I quali finiscono con l'introiettare la violenza che domina la società, per quanto apparentemente celata dalle convenzioni. Il nastro bianco che il Pastore impone ai figli più grandi dovrebbe simboleggiare la necessità, per loro, di raggiungere una purezza che dovrebbe coincidere con l'acquisita maturità. Di fatto in quel piccolo mondo, in cui solo l'istitutore e la sua timida e consapevole innamorata, sembrano credere nella positività della vita il disprezzo domina. Non passeranno molti anni e quei nastri bianchi si trasformeranno in stelle di Davide. Ad appuntarli sul petto delle nuove vittime saranno proprio quegli ex bambini.

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  • 4 lut 15 11:54
Il Musical Di Tigro E Pooh - 2009

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È il giorno perfetto per un picnic, e tu sei invitato! Per ringraziare Tappo per l’organizzazione di questo delizioso evento, i suoi amici lo nominano Sindaco. Ma Tappo ha molto da imparare su quello che ci vuole per tenere tutti uniti in un’unica grande famiglia felice nel Bosco dei Cento Acri! Unisciti a Pooh e la sua banda e condividi con loro le risate, le sorprese e le gioie dell’amicizia. Pooh, Tigro, Darby e tutta la banda del Bosco dei Cento Acri sono i protagonisti del nuovissimo e spettacolare lungometraggio inedito della serie Playhouse Disney, una storia ritmata accompagnata da una colonna sonora di tutto rispetto: ben sette nuove e bellissime canzoni che rendono questa avventura davvero indimenticabile.

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Il labirinto del fauno - 2006
Un film di Guillermo Del Toro. Con Sergi López, Maribel Verdú, Ivana Baquero, Doug Jones, Alex Angulo. continua» Titolo originale El laberinto del fauno. Horror, durata 112 min. - Messico, Spagna, USA 2006. uscita venerdì 24 novembre 2006.

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Spagna 1944. L'esercito franchista sta piegando le ultime frange di resistenza alla "normalizzazione" del paese, ormai quasi totalmente sotto il controllo di Franco. Carmen, una giovane vedova, ha sposato Vidal, un capitano dell'esercito, e lo raggiunge assieme alla figlia dodicenne Ofelia. La bambina soffre per la presenza dell'arrogante patrigno e cerca di aiutare la madre che sta affrontando una gravidanza difficile. Il suo rifugio è costituito dal mondo delle fiabe che si materializza con la presenza di un fauno che le rivela la sua vera identità. Lei è la principessa di un regno sotterraneo. Per raggiungerlo dovrà superare tre prove pericolose.
Guillermo Del Toro lavora ormai stabilmente su due fronti. Su quello hollywoodiano (vedi Blade 2) prova a 'inserire caviale negli hamburger', come ama dire. Si permette di rinunciare alla chiamata per Harry Potter e il prigioniero di Azkaban per completare il progetto di Hellboy e poi torna ai suoi amati racconti che rileggono la realtà storica in chiave fantasy-horror. Il franchismo in modo particolare lo appassiona in quanto messicano cresciuto sotto il tallone di una nonna ultraconservatrice in materia religiosa. Senza i mezzi delle megaproduzioni statunitensi ma con un' accuratezza e sensibilità che spesso a quelle dimensioni produttive finiscono con lo sfuggire, Del Toro ci parla di soprusi e di innocenza, di ricerca di un mondo 'altro' in cui trovare la pace senza però rinunciare alla propria integrità di essere umano in formazione. Un film per giovani-adulti e per adulti-giovani il suo, meno facile da 'vendere' a un pubblico ben definito ma, anche per questo, più interessante.

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  • 699,5 MB
  • 4 lut 15 11:54
Il divo - 2008 (CD1)

Un film di Paolo Sorrentino. Con Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso.
Drammatico, durata 110 min. - Italia 2008. - Lucky Red uscita mercoledì 28 maggio 2008.


C'è un uomo che soffre di terribili emicranie e arriva anche a contornarsi il volto con l'agopuntura pur di lenire il dolore. È la prima immagine (grottesca) di Giulio Andreotti ne Il divo.
Siamo negli Anni Ottanta e quest'uomo freddo e distaccato, apparentemente privo di qualsiasi reazione emotiva, è a capo di una potente corrente della Democrazia Cristiana ed è pronto per l'ennesima presidenza del Consiglio. L'uccisione di Aldo Moro pesa però su di lui come un macigno impossibile da rimuovere. Passerà attraverso morti misteriose (Pecorelli, Calvi, Sindona, Ambrosoli) in cui lo si riterrà a vario titolo coinvolto, supererà senza esserne scalfito Tangentopoli per finire sotto processo per collusione con la mafia. Processo dal quale verrà assolto.
Paolo Sorrentino torna a fare cinema direttamente politico in Italia (Il caimano essendo un'abile commistione di politico e privato). Compie una scelta difficile pur decidendo di colpire un obiettivo facile: Andreotti. L'uomo di Stato che è stato definito di volta in volta, la Sfinge, il Gobbo, La Volpe, il Papa nero, Belzebù e, giustappunto, il Divo Giulio si prestava sicuramente a divenire simbolo di una riflessione sui mali del nostro Paese. La scelta era comunque difficile perchè Sorrentino aveva alle sue spalle almeno tre nomi ai quali ispirarsi e dai quali stilisticamente distinguersi in questa sua riscoperta del cinema impegnato: Francesco Rosi, Elio Petri, Giuseppe Ferrara. Il primo con il suo rigore nella denuncia, il secondo con una visionarietà graffiante, il terzo con il suo cronachismo drammaturgicamente efficace.
Sorrentino riesce nell'operazione. Dichiara, consapevolmente o meno, i propri debiti nei confronti degli autori citati nella fase iniziale del film che innerva però sin da subito con una cifra di grottesco che diventa la sua personale lettura del personaggio e di coloro che lo hanno circondato e sostenuto. Proprio grazie a questa scelta stilistica può permettersi, nell'ultima parte del film, di proporci le fasi processuali per l'accusa di mafia grazie a una visione in cui surreale e reale finiscono con il coincidere...

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Il divo - 2008 (CD2)

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  • 693,6 MB
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doppiaggio italiano

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Il debito - The Debt - 2011 - CD1
Un film di John Madden. Con Sam Worthington, Ciarán Hinds, Helen Mirren, Tom Wilkinson, Marton Csokas.
Titolo originale The Debt. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 114 min. - USA 2010. - Universal Pictures uscita venerdì 16 settembre 2011.

1966, Berlino Est. Rachel, David e Stephan sono tre giovani agenti del Mossad, incaricati di catturare il criminale nazista Vogel, altrimenti noto come “il chirurgo di Birkenau”, e di farlo arrivare in Israele per il processo che gli spetta. Qualcosa va storto e Rachel, per impedirne la fuga, è costretta ad ucciderlo a Berlino. Giustizia è comunque fatta e per trent'anni i tre vengono celebrati in patria come eroi, chiamati a raccontare l'impresa in scuole e conferenze e, infine, a finire nero su bianco sul libro di memorie redatto dalla figlia di Rachel e Stephan. Ma hanno mentito. Il nazista è ancora vivo. Tocca alla donna rimettersi su un aereo diretto in Ucraina per saldare il debito con la propria coscienza, la propria famiglia e il proprio popolo...

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  • 711,3 MB
  • 4 lut 15 11:54
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doppiaggio italiano

...Remake dell'israeliano dell'anno 2007 Ha-Hov, diretto da Assaf Bernstein, il film di John Madden punta sulla qualità degli attori, sui loro volti sofferti e perfetti e la loro capacità di mimetizzarsi, accento e camminata, con i personaggi che indossano. Missione riuscita, si direbbe: i sei interpreti principali sono credibili nelle loro identità fittizie e offrono una prova più che dignitosa. Peccato, invece, che né la scrittura -specie nell'ultima parte- né, soprattutto, la regia li servano a dovere, mettendoli talvolta in situazioni ingrate, in cui è ancora una volta solo e soltanto la loro bravura a trarli d'imbarazzo.
Abbandonata molto in fretta la speranza di trovarsi di fronte a qualcosa à la Munich, ci si rende conto man mano che la proiezione procede che, nonostante i nomi alla sceneggiatura, ciò a cui stiamo assistendo assomiglia tanto al polpettone che viene tratto di routine dai thriller best-seller, che della caccia al criminale nazista si servono come della caccia a qualsiasi altro killer, per accumulare colpi di scena e punti di tensione. Il valore della verità, il peso della colpa, il conflitto tra la ragione di stato e le ragioni del cuore sono temi affidati al massimo ad una battuta ciascuno, che il film si guarda bene dall'approfondire. È evidente che a John Madden interessano di più i colori della fotografia sui costumi d'epoca e le atmosfere spy che non un discorso psicologico e, stando alla sua filmografia, stupirebbe il contrario, eppure le incertezze nel racconto proprio in prossimità del gran finale, dove tutto si fa troppo caotico e ellittico, unite a qualche evidente disequilibrio tra le due epoche in scena, sono tali da rovinare senza appello un film che fino a quel momento aveva per lo meno saputo tenere desta l'attenzione.

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  • 699,4 MB
  • 4 lut 15 11:54
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Un film di Marco Filiberti. Con Alessandro Gassman, Maria de Medeiros, Massimo Poggio, Michela Cescon, Christo Jivkov.
Commedia, durata 106 min. - Italia 2009. - Zen Zero uscita venerdì 28 maggio 2010.

Matteo, psicanalista di successo, è il marito premuroso di Francesca e il padre affettuoso di una bimba di pochi anni. Invitato a trascorrere l'estate e a condividere la casa da una coppia di amici di vecchia data, Matteo scoprirà all'improvviso la sua vera natura. Innamoratosi perdutamente di David, figlio ventenne di Shary e Diego rientrato dagli States, Matteo proverà a reprimere le sue pulsioni e il suo sentimento. Ma il giorno del compleanno di David, il desiderio tracima, rompendo tragicamente gli argini e alterando gli equilibri. L'esplosione della passione segnerà per sempre il destino di tutti.
Il compleanno è introdotto da "Tristano e Isotta", melodramma teatrale in tre atti, erede della tragedia classica e punto di non ritorno nella storia dell'opera romantica. Lo sa bene Marco Filiberti che declina al cinema il sogno di un amore ideale che nessuna realtà è in grado di contenere. Come quello di Tristano e Isotta il dramma di Matteo e David, rivelatisi consapevolmente l'uno all'altro, è quello di un destino ineluttabile che già incombeva. I due protagonisti si incontrano ed è l'incoscienza visionaria di un giovane uomo appena uscito dall'adolescenza a produrre il colpo di scena del contatto fisico, il cambiamento irreversibile della storia, la nuova inclinazione del rapporto col suo compagno di mare e di ventura.
Ogni cosa accade nello scenario luminoso e nell'aria salata di Sabaudia, luogo dell'interruzione e della violazione, ma insieme luogo dell'irruzione, dell'epifania e della soluzione. Gli spazi si muovono superando i loro confini: il mare, da cui uscirà eccitato e cosciente David, bagna e minaccia il vissuto, classificato e borghese, della terraferma. Interessante e inedita, per il cinema italiano, è la linea ideologica che Il compleanno offre allo spettatore, una complessità emotiva che trascende la questione dell'orientamento sessuale, rappresentando due persone che si amano. In questo senso i due amanti non sono gay. Sono innamorati, al di là delle specificazioni sessuali...

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  • 4 lut 15 11:54
Il caso dell'infedele Klara - 2009

Un film di Roberto Faenza. Con Claudio Santamaria, Iain Glen, Laura Chiatti, Kierston Wareing, Paulina Bakarova.
Commedia, - Italia 2009. - Medusa uscita venerdì 27 marzo 2009.

Luca è un musicista ed insegnante di musica che vive a Praga da 5 anni e ha una relazione con Klara studentessa vicina alla laurea. Il giovane è decisamente geloso del tutor della ragazza, Pavel, e decide di rivolgersi a un'agenzia investigativa. Denis, il titolare sposato con una donna che ha palesi rapporti con altri uomini, si mette al lavoro con l'aiuto dell'assistente Nina. Non scopre nulla a favore della tesi del tradimento e occulta quei dettagli che potrebbero involontariamente favorire l'ossessione di Luca. Il ragazzo però non riesce più a credere a ciò che Klara gli dice e rischia di rompere definitivamente il rapporto con lei.
Roberto Faenza nutre da sempre un rapporto intenso con la letteratura. In questa occasione si ispira a un romanzo di Michal Viewegh che gli offre l'occasione di lavorare su una serie di elementi che lo appassionano. Si regala ad esempio la possibilità di mostrare un aspetto diverso di Laura Chiatti e l'attrice è abile nel mettersi a disposizione con un'aderenza al personaggio capace di adattarsi alle volute variazioni di stile della narrazione. È poi senza dubbio curioso e interessante, ad esempio, che (così come in I giorni dell'abbandono) uno dei protagonisti maschili sia un musicista estremamente sensibile e attento alle 'vibrazioni' degli strumenti. La sensibilità paziente che dimostra verso le possibili elaborazioni sul pentagramma non si trasforma però nella capacità di trovare una varietà di toni sulla corda tesa della sua ossessione. Lì sa produrre una sola nota di cui l'unica variante è data dall'intensità. Nel rapporto con il piccolo allievo fisarmonicista sembra quasi voler cercare una risposta alla mono-tonia del suo esistere.
Si trova poi a confrontarsi con chi crede di avere annullato il sentimento della gelosia grazie a quella che pensa sia un'apertura mentale pacificatoria: Denis, l'investigatore psicologo. Costui, complice delle relazioni extraconiugali della moglie, non si rende conto (o, meglio, tenta di farlo) di avere solamente cercato di mettere la sordina a uno strumento che altrimenti produrrebbe a sua volta delle note che lui ritiene sgradevoli. Sono due uomini deboli perché inizialmente incapaci di accettarsi e di lavorare su di sé. La tecnologia li aiuta a rendere vicino ciò che è distante finendo col fagocitare Luca mentre Denis la domina riuscendo a non farsene possedere.
Così come la sua partner operativa Nina (la ben ritrovata Kierston Wareing lanciata da Ken Loach in In questo mondo libero) che, forse perché anche madre, non ha rinunciato alla sensualità ma sa viverla in modo maturo, con la consapevolezza che i luoghi comuni su uomini e donne conservano una parte di vero ma la complessità della vita non può mai consentire di assolutizzarli.

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