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Kobieta MARIA

widziany: 31.01.2019 21:43

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  • 4 lut 15 11:54
Justin Lin, confermato al volante della produzione per la terza volta consecutiva, dopo aver girato l'episodio più spompato (Tokyo Drift) e un ritorno alle origini fervente ma senza troppo smalto (Solo parti originali), con Fast & Furious 5 firma l'impresa migliore dell'intera saga. La più moderna, la più ampia, forse anche la più violenta e spettacolare; senza dubbio quella col maggior numero di accessori. Coniugando il piacere della serialità con il rinnovato spirito di squadra d'epoca contemporanea (come se caricasse il motore glamour e scintillante di Ocean's Eleven dentro la ruvida carrozzeria degli Expendables di Stallone), Fast & Furious 5 si impegna a rimettere assieme tutti i pezzi che si sono scambiati nel corso di questi dieci anni e a sostituire il residuo di cultura hip hop da “Pimp my Ride” con la patina più vivace e brillante di un heist movie.
Messo da parte il Nos, Lin carbura humour e potenza distruttiva, dando meno spazio agli scontri fra bolidi e riservando a tutti i protagonisti e comprimari della saga un personale momento di gloria nell'elaborazione del colpo grosso ai danni del villain brasiliano. A loro, aggiunge poi un'altra icona-peso massimo del nuovo cinema d'azione come Dwayne Johnson, col preciso intento di scatenare uno scontro fra titani con Vin Diesel e di mettere in scena un incontro epocale di lotta greco-romana atteso da orde di giovani appassionati.
C'è insomma in questo quinto capitolo un po' la voglia di tirare le prime somme: il desiderio di passare a un modello di auto più veloce e più spazioso, adatto a ospitare tutto l'ingombrante spirito cameratesco di una rimpatriata fra numerosi vecchi amici. Certo, la strada è ancora piena di buche (soprattutto di sceneggiatura). Ma muovendosi a tali velocità e con questo nuovo tipo di sospensioni, è come non sentirle.

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  • 4 lut 15 11:54
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Easy Girl
Un film di Will Gluck. Con Emma Stone, Penn Badgley, Amanda Bynes, Thomas Haden Church, Patricia Clarkson. continua» Titolo originale Easy A. Commedia rosa, durata 93 min. - USA 2010. - Sony Pictures uscita venerdì 4 marzo 2011.

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  • 4 lut 15 11:54
Olive Penderghast, liceale irreprensibile e anche un po' invisibile, dopo essersi abbandonata con un'amica ad una piccola bugia sullo stato della propria verginità, viene travolta dai rapidissimi pettegolezzi della scuola. Incredula e testarda, si cuce addosso una “lettera scarlatta” e decide di lasciar credere ai compagni ciò che vogliono, per vedere fino a che punto possono spingersi il loro pregiudizio e la sua discriminazione.
Il setting, ovvero l'alveare scolastico in cui api e fuchi ronzano tra corridoi, mense, aule e cortili con la precisazione intenzione (che il copione si occupa di sabotare) di schivarsi opportunamente o scontrarsi piacevolmente, è luogo noto e frequentato, da cinema e tv, quanto una bella spiaggia in agosto. Distinguersi al suo interno, a meno di non sconfinare nel fantastico (Twilight), è impresa meno scontata. Ci riesce bene Easy girl (che nel titolo originale si dà il voto da solo: A), impastando in modo nuovo i topoi del genere e affondando la sua lama oltre quella del dignitosissimo Mean Girls, senza mai perdere la tenerezza e la verosimiglianza, gentilmente fornite dallo spirito guida del film, John Hughes.
Il film, che formalmente trova una formula semplice ma efficace e azzeccata, utile a tenere saldi ritmo e curiosità, salta tanto le tipologie antropo-teen più abusate (non ci sono secchioni, supersportivi, nerd brufolosi, ma solo qualche molesta bionda ultrareligiosa) quanto le premesse inutili e sorpassate: non si tratta di perdere un'innocenza che non esiste, ma di testare in prima sofferta persona la spinta all'omologazione di un'età tanto cruciale quanto sorda e cieca, e di approdare a quel riconoscimento e apprezzamento di sé che è il fine di tanti racconti simili imboccando però una strada inversa al comune senso di marcia.
Per farlo, ci voleva una protagonista speciale e questo film ce l'ha. La Olive di Emma Stone, per la prima volta star assoluta dello show, con una voce che andrebbe davvero ascoltata in versione originale, è sveglia e tosta a sufficienza, degna figlia - cinematograficamente parlando - di due genitori quali Stanley Tucci e Patricia Clarkson.
Esce dal cilindro un ritratto attendibile, orchestrato non a caso come una video-documentazione, di una generazione di giovani americani disposti a pagare perché si dica in giro che fanno sesso senza che sia vero (se il quadro sia più divertente o più avvilente è questione aperta e detta il tono agrodolce del film) e un bel modo di rispolverare il romanzo di Hawthorne, senza esimersi dallo sconsigliare apertamente l'adattamento con Demi Moore.

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  • 4 lut 15 11:54
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Diario di una schiappa - Diary of a Wimpy Kid - 2011

Un film di Thor Freudenthal. Con Zachary Gordon, Robert Capron, Rachael Harris, Steve Zahn, Devon Bostick.
Titolo originale Diary of a Wimpy Kid. Commedia, Ratings: Kids, durata 94 min. - USA 2010. - 20th Century Fox uscita mercoledì 27 luglio 2011.

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  • 4 lut 15 11:54
Greg Heffley è un ragazzino magro e non molto alto. Greg sta per entrare alla scuola media dove troverà un mondo totalmente nuovo e non facile da affrontare. Greg vive con i genitori, con un fratello maggiore che lo perseguita e con uno molto piccolo che lo ammira. La nuova scuola viene affrontata da Greg in compagnia di Rowley con cui ha frequentato le elementari. Rowley non solo è sovrappeso ma è anche decisamente infantile. I due vengono immediatamente collocati nella parte bassa della graduatoria che automaticamente si viene a creare. Sono tra coloro che non contano nella scuola. Greg vorrebbe invece salire in classifica ma con l'amico sempre al fianco l'impresa sembra impossibile.
Non è facile raccontare la scuola media. Molti ci hanno provato e pochi ci sono riusciti (tra questi ultimi vedi Fuga dalla scuola media o Matilda 6 mitica). Thor Freudenthal, basandosi sui libri di Jeff Kinney, centra il bersaglio. Narrate sotto forma di diario di bordo, le vicissitudini di Greg e di Rowley si tengono alla larga dagli stereotipi scolastici cinematografici e quando ne affrontano uno (il bullismo ad esempio) sanno come trattarlo. Non è un film solo per ragazzi e non è un film solo ‘americano'. Certo la struttura scolastica è quella degli States ma tutti potranno ritrovarsi nelle dinamiche che vengono ad instaurarsi tra i protagonisti. Gli slanci generosi, il desiderio di emergere, il rischio costante di perdere (o di non riuscire a conquistare) l'attenzione altrui vengono rappresentati con ironia leggera e con un'assoluta conoscenza della materia. La ragazzina di seconda che si isola per leggere un libro di Ginsberg perché si sente troppo diversa dalla massa o la figlia della rappresentante dei genitori in Consiglio d'Istituto che tiene in pugno l'insegnante di canto non sono solo dei ‘caratteri'. Diventano persone che interagiscono con Greg e con la sua personalità in formazione, capace anche di qualche vigliaccheria dimostrandosi però capace di riscatto. Per una volta poi gli adulti, con l'eccezione di un padre un po' bambinone, non vengono relegati nel ruolo degli stupidi a tutti costi o degli indifferenti. Rappresentano un mondo un po' distante ma non del tutto alieno. Per chi poi da bambino avesse giocato a ‘ce l'hai' ci sarà la soddisfazione nel vederne l'amplificazione offerta dalla temutissima ‘formaggite', una delle soluzioni narrative più riuscite del film.

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  • 4 lut 15 11:54
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Devil

Un film di John Erick Dowdle, Drew Dowdle. Con Chris Messina, Logan Marshall-Green, Geoffrey Arend, Bojana Novakovic, Jenny O'Hara.
Horror, durata 80 min. - USA 2010. - Universal Pictures uscita venerdì 12 novembre 2010.

M. Night Shyamalan ha legato il suo nome a horror tetri e pessimistici, conclusi da efficacissimi colpi di scena sovvertitori di quanto si era visto prima (The Sixth Sense - Il sesto senso, The Unbreakable- Il predestinato). Come regista è passato, con alterno successo, ad altre cose, ma questo film a modesto budget, nel quale è “solo” produttore e autore del soggetto, sembra rifarsi alla lezione dei suoi horror. Lo dirige, con spirito di servizio e adesione alla causa, John Erick Dowdle, già autore di Quarantena, il remake copia carbone di Rec - La paura in diretta. La trama presenta una situazione relativamente inedita e claustrofobica.
Una persona si suicida gettandosi da un grattacielo e finendo sul tetto di un camion. Nelle sue mani, un rosario. Il detective Bowden - la cui vita è stata devastata dalla morte della moglie e del figlio a opera di un pirata della strada - è chiamato a investigare. Nel grattacielo in questione, cinque persone salgono su uno degli ascensori. Si tratta di un eterogeneo gruppo: l’addetto alla sicurezza Ben, un’anziana cleptomane, il venditore di materassi Vince, l’ereditiera attaccata ai soldi Sarah e l’ex militare in cerca di lavoro Tony. L’ascensore si blocca. Sembra solo un inconveniente tecnico, ma, dato che la situazione non si risolve nonostante i colloqui con l’assistenza, ben presto l’inquietudine comincia a serpeggiare e nasce tra le persone intrappolate l’incredibile sospetto che tra loro ci sia qualcuno che non è quello che dice di essere. Non è solo paranoia: infatti, a una momentanea interruzione dell’illuminazione, Sarah viene ferita alla schiena. Ed è solo l’inizio. Uno degli addetti pensa che tra gli intrappolati si nasconda il diavolo in persona. Bowden prende in mano la situazione, ma non sa cosa ha di fronte...

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Dancing Dreams. Sui passi di Pina Bausch - Tanzträume

Un film di Anne Linsel, Rainer Hoffmann. Con Pina Bausch, Josephine Ann Endicott, Bénédicte Billet Titolo originale Tanzträume.
Documentario, durata 92 min. - Germania 2010. - PFA Films uscita venerdì 19 agosto 2011.

Una ragazza si spoglia con timidezza di fronte a un altro ragazzo. Prima la maglietta, poi le scarpe e forse il reggiseno. La ‘zona di contatto’ tra i due timorosi innamorati sta lì in mezzo, nel vuoto di un palcoscenico nero che li accoglie, seduti su due sedie fredde a scambiarsi segnali di seducente tenerezza. Nella preparazione dello spettacolo “Kontakthof”, opera celebre di Pina Bausch, ideata alla fine degli anni Settanta, vengono coinvolti ballerini improvvisati e attori agli esordi, semplici persone alla ricerca di un nuovo modo per esprimersi; più che artisti sono debuttanti che lasciano l'adolescenza per approdare alla maturità.
Le due insegnanti, Jo-Ann Endicott e Bénédicte Billiet, ex componenti della Wuppertaler Tanztheater, dopo aver selezionato con garbo i ragazzi più bravi dei quaranta partecipanti al laboratorio propedeutico, hanno portato sul palco uno spettacolo di grande impatto scenico. In Dancing Dreams i giovanissimi protagonisti svelano alla macchina da presa le impressioni, le soddisfazioni e le delusioni che hanno caratterizzato il loro percorso di crescita sotto l'ala di Pina Bausch. Basta osservare alcuni minuti delle prove per comprendere come la realizzazione della performance gli abbia insegnato la grazia dei movimenti corporei e quella meno percettibile dei sussulti dell'anima.
Su musiche di diverso genere, dalla cucaracha al boogie woogie, mescolando lirismo e realismo, “Kontakthof” diventa un micromondo eterogeneo, dove le differenze sono evidenziate ma allo stesso tempo accolte con commovente tolleranza. L'adorabile umanità che ride, parla e balla sul palco è un'altalena tra l'impaccio dei primi tremori sentimentali e la fiamma di una travolgente passione amorosa. Imparare a relazionarsi con gli altri è un passaggio obbligato della giovinezza e gli allievi della Bausch non ne sono esonerati. Il superamento dell'ostacolo avviene percorrendo la strada della recitazione, attraverso la finzione acquisiscono consapevolezza e diventano più grandi. Accettano i difetti fisici, le gambe troppo sottili o le spalle troppo larghe, ridendo senza fermarsi, dimostrando di meritarsi un posto sul palcoscenico.

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  • 4 lut 15 11:54
Un film di Jay Duplass, Mark Duplass. Con John C. Reilly, Jonah Hill, Marisa Tomei, Catherine Keener, Matt Walsh.
Commedia, Ratings: Kids+16, durata 92 min. - USA 2010. - 20th Century Fox uscita venerdì 10 dicembre 2010.

Los Angeles. John, divorziato da sette anni, conduce una vita solitaria. Nel momento in cui gli annuncia che sta per risposarsi è l'ex moglie a spingerlo a cercare una nuova compagna. La trova in una donna che ha un segreto che viene presto svelato: ha un figlio ventunenne che ha allevato da sola e che le è molto attaccato. Quando Cyrus vede che tra la madre e John la situazione rischia di divenire seria fa di tutto per tenere la madre per sé.
John C. Reilly è sicuramente uno dei caratteristi americani più versatili e sensibili. Si trova così a lavorare con i fratelli Duplass (che girano in progressione cronologica i loro film lasciando agli attori ampie libertà) i quali ne fanno il coprotagonista di una delle commedie più amare del cinema americano recente. Coprotagonista perché John (adulto/bambino che ha ancora bisogno della ex moglie per cercare di fare chiarezza nella propria situazione) si trova a fronteggiare un bambino che non vuole diventare adulto: Cyrus. È in questo confronto (che ha una forte aderenza alla realtà nella costruzione delle psicologie dei due personaggi) che le situazioni classiche da commedia si traducono in una disillusa lettura di comportamenti difficili da superare in maniera definitiva.
Cyrus soffre di un ritardo emotivo causato dalla totale assenza di una figura paterna e John non si presenta come il sostituto ideale. È il rivale contro il quale diviene necessario, anzi indispensabile enfatizzare i propri punti deboli (le crisi di panico ad esempio) per riuscire a far sì che esca dal quadro. La madre, con il sorriso luminoso di Marisa Tomei pronto a trasformarsi in malinconica apprensione genitoriale, è alla ricerca di un difficile punto di equilibrio tra l'esigenza di tornare a vivere la propria vita affettiva di adulta in modo pieno e il senso di colpa che Cyrus sa bene come ravvivare.
Intendiamoci: le situazioni divertenti nell'incontro/scontro Cyrus/John non mancano ma rimandano sempre a dinamiche di sofferenza interiore che attendono un (lieto) fine.

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Cuore sacro
Un film di Ferzan Ozpetek. Con Barbora Bobulova, Andrea Di Stefano, Lisa Gastoni, Caterina Vertova, Massimo Poggio
Drammatico, - Italia 2005. uscita venerdì 25 febbraio 2005.

I poveri sono poveri e a noi dispiace, ma che possiamo farci?"
Così chiosava, in maniera cinica ma realistica, Anthony Hopkins in Casa Howard di James Ivory. Parecchi lustri dopo, il regista più (positivamente) costante degli ultimi anni, prova a dare una risposta molto personale al problema che affligge l'umanità dai suoi albori: il divario tra i ricchi ed i poveri. Il problema resta, come ovvio irrisolto, e, ahimè, il trend positivo di Ozpetek s'interrompe bruscamente. Cuore Sacro, è infatti il peggior film del regista turco, una pellicola affossata da uno script troppo confuso, realizzata in maniera frettolosa e dalla morale finale ampiamente discutibile.
I difetti oggettivi del film sono tutti formali. La messa in scena è barocca e sfarzosa, ha delle belle trovate stilistiche, che ammiccano dichiaratamente al portato religioso che Ozpetek, generalmente sensibile, inserisce in tutte le sue realizzazioni, ma appaiono meri esercizi retorici, privi di spessore etico e morale.
Gli attori sono pessimi. La Bobulova si muove sulla scena con la grazia di un cetaceo spiaggiato ed agonizzante, la giovane Comencini è un monumento vivente all'insopportabilità, mentre gli altri personaggi, sono mere comparse e spariscono di fronte alla sistematica presenza in scena della protagonista che invade silenziosamente ogni ripresa, ogni inquadratura.
Fiacco, insostenibile il ritmo del film: sopravvivere alla parte centrale metterebbe a dura prova un monaco zen al più alto grado di imperturbabilità, con la musica di Guerra che sottolinea ogni passaggio con fare tronfio e rimbombante e la macchina da presa che indugia senza pietà sul bel volto della Bobulova senza un motivo apparente, se non quello di cogliere l'assoluta vacuità delle sue espressioni. I personaggi vanno e vengono, non c'è un minimo di approfondimento, sono presi e buttati via. La climax francescana che è posta come prefinale appare banale e ridondante e il discorso del prete (la Chiesa ne esce a pezzi, e questo è l'unico punto condivisibile) è un campionario di luoghi comuni. Atroce infine il "colpo di scena finale", con tanto di reincarnazione... Qui finisce l'elenco delle storture della pellicola, già bastanti a decretare un pollice verso senza se e senza ma.
Sicuramente non era intenzione del regista approntare un quadro documentaristico o credibile dell'intera vicenda, ma la coltre di noia che avvolge Cuore Sacro, la sua totale incapacità di emozionare, lo scarso appeal dei personaggi, porta a considerare l'opera un poderoso passo falso.
C'è poco da fare: i sensi di colpa borghesi sono irritanti e le loro analisi non portano a nulla, quindi perché insistere?

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Coraline e la porta magica - 2009

Un film di Henry Selick. Con Dakota Fanning, Teri Hatcher, Ian McShane, Keith David, Jennifer Saunders.
Titolo originale Coraline. Animazione, Ratings: Kids, durata 100 min. - USA 2008. - Universal Pictures uscita venerdì 19 giugno 2009.

Coraline ha undici anni e si è da poco trasferita con la sua famiglia in una nuova casa. Tutto è ancora da esplorare, ma i suoi genitori sono troppo occupati con il lavoro per dedicarsi a lei. La spediscono a giocare in giardino, le preparano al volo la cena quando è ora, la invitano a cavarsela da sola. È così che Coraline scopre una porticina che dà su un tunnel polveroso che porta ad un altro appartamento, in tutto simile al suo, dove vivono un'altra mamma e un altro papà, che altro non fanno che occuparsi di lei. Tutto è spettacolare e desiderabile, dall'altra parte del tunnel, se non fosse che le persone hanno strani bottoni cuciti al posto degli occhi.
È nata da un errore di battitura, Coraline. Neil Gaiman, il suo creatore, voleva scrivere Caroline, ma gli è scivolato il dito sulla tastiera e le lettere si sono scambiate di posto. Così Coraline è unica e a lei toccherà un'esperienza unica, nella quale i doppi e i ribaltamenti (non) si sprecano.
Avventura tinta d'orrore, Coraline, nelle mani di Henry Selick, si avvicina piacevolmente ai temi di Nightmare before Christmas. Ancora, si tratta di un passaggio casuale in un altro mondo, là apparentemente distante e qui illusoriamente speculare, un mondo dove la morte s'impone per fascino sulla vita (i bottoni sugli occhi, come monete che propiziano il trapasso), con la sua lusinga della perfezione e della soddisfazione. Non a caso a fare da tramite è in qualche modo il personaggio di Wybie, estraneo al testo letterario ma imprescindibile in quello cinematografico di eco burtoniana, in quanto freak che si muove sul confine della vita, il cui diritto all'esistenza è stato messo in discussione da sempre e per sempre, inscritto nel suo stesso nome.
Prima volta della combinazione di animazione in stop motion e stereo 3D, Coraline parrebbe fatto per gli adulti anziché per i bambini e in un certo senso è così, perché sono i grandi che hanno di che spaventarsi maggiormente, dato che, non importa da quale delle due parti del tunnel si posizionino, non ci fanno una bella figura, sregolati nel dosaggio amoroso, spettatori congelati del pericolo, in attesa di venire salvati da una bambina.
Le avventure di Coraline, novella Alice, correttamente accompagnata da un gatto, richiamano grazie al 3D il sapore psichedelico del classico di Carrol ma sono bagnate da una pioggia grigia e costante, che dell'infanzia racconta la difficoltà e la solitudine, prima che la malizia o il gioco. La protagonista va avanti e indietro tra un mondo e l'altro ma non è la sua strada che sta cercando: tra animali imbalsamati e acrobati senza pubblico, isolata e immersa nella nebbia che tutto incupisce e tutto avvolge, a undici anni sta cercando soprattutto la vita; una buona ragione per essa.

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Conciati per le feste - Deck the Halls

Un film di John Whitesell. Con Danny DeVito, Matthew Broderick, Kristin Davis, Kristin Chenoweth, Sabrina Aldridge, Dylan Blue.
Titolo originale Deck the Halls. Commedia, Ratings: Kids, durata 95 min. - USA 2006. - 20th Century Fox uscita venerdì 1 dicembre 2006.

Steve Finch e Buddy Hall sono vicini di casa e non potrebbero essere più diversi tra di loro: tranquillo, sobrio e pacato il primo, folle, ipercinetico e disordinato il secondo. Buddy ha un piano per il Natale che si avvicina: addobbare la propria casa a tal punto da renderla visibile dallo spazio. A mettergli però i bastoni tra le ruote sarà proprio Steve, geloso dell'iniziativa e desideroso di non perdere il titolo di "Re del Natale" del quartiere nel quale abita... Ironizzare sul Natale? E' sempre difficile e Conciati per le feste lo conferma in pieno. Sulla carta l'idea del classico "buddy movie" con i due protagonisti, di carattere antitetico, che si contrappongono per tutta la durata della pellicola tra gag e siparietti vari, poteva anche essere simpatica, per quanto non proprio originale, ma stavolta regista, sceneggiatori e cast hanno decisamente fatto un buco nell'acqua. La trovata che dà origine al tutto è assurda, i momenti comici sono banali, numericamente troppo scarsi e la loro efficacia è affossata dall'indolenza degli interpreti che sembrano davvero pensare ad altro per tutta la durata della pellicola. Nonostante il ricco materiale a disposizione, gli autori propongono situazioni e scenette già viste e straviste mille volte e la noia affiora dopo pochi minuti, grazie anche alle considerazioni sul "vero spirito del Natale", tipico cliché-killer in questo genere di produzioni. Dispiace parecchio vedere Matthew Broderick, recentemente sublime in The Producers e il sempre grande, a dispetto della sua non certo titanica altezza, Danny DeVito, invischiati in questa commedia insipida e così priva di mordente. Sacchi di carbone a tutti.

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Come l'ombra

Un film di Marina Spada. Con Anita Kravos, Paolo Pierobon, Karolina Dafne Porcari
Drammatico, durata 87 min. - Italia 2006. - Istituto Luce uscita venerdì 22 giugno 2007.

Claudia vive sola a Milano, dove attende un'occasione. Di giorno lavora in un'agenzia di viaggi e la sera studia russo. Attratta dal suo nuovo insegnante ucraino lo invita a cena e tenta un approccio. Boris, scostante e misterioso, si sottrae al suo bacio maldestro, rendendosi poi irreperibile. Alla vigilia della partenza estiva per la Grecia, l'uomo si affaccia nuovamente nella sua vita per chiederle di ospitare qualche giorno la cugina Olga. Le loro solitudini si trasformeranno in un'amicizia profonda. Un fatto tragico e inaspettato la spingerà finalmente ad agire.
Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 63 e successivamente approdato nei prestigiosi festival internazionali di Toronto, Londra e Montpellier, il nuovo film di Marina Spada racconta una storia di solitudine a Milano, costringendoci a interrogarci su noi stessi e sul significato della nostra presenza fra le cose e le persone.
Come nel cinema di Antonioni, la donna diventa il filtro della crisi, capace di recepire l'inquietudine dei tempi e di farsi carico della consapevolezza della solitudine e dell'incomunicabilità delle relazioni umane. Quelle che esistono dietro le nostre finestre, tra le architetture decadute della città, sotto le insegne luminose dell'Esselunga, lungo i binari delle stazioni metropolitane.
Quello della Spada è un cinema di silenzi, di tempi meravigliosamente morti, di riti e gesti ripetuti intesi a rappresentare l'epifania di una donna al termine di un viaggio esistenziale, dove il lavoro sembra essere la sola risposta alla solitudine. Nel suo film la figura femminile non è mai decorativa e non esiste in funzione del personaggio maschile, che incarna piuttosto l'"uomo senza qualità" antonioniano. Claudia, interpretata con carattere e misura da una blasonata ("Best Actress" a Mons) Anita Kravos, sembra incapace di provare a vivere e a integrarsi col mondo. Con Olga, la sua controparte bionda precipitata nella sua casa dall'Ucraina, recupera la pienezza del vivere e la partecipazione consapevole alla vita. La terza amica e terzo personaggio è invece Milano, quella multietnica degli immigrati di colore, del quartiere cinese, dei polacchi della Centrale, quella fotografata da Gabriele Basilico, anonima e senza storia, dove si perde l'identità. Campo d'azione privilegiato del suo sguardo è da sempre il paesaggio urbano milanese, dove il fotografo documentarista ricerca il dialogo incessante tra la specificità del luogo e il fatto che il mondo conosciuto e abitato si assomigli sempre di più.
Regia e fotografia mettono in relazione Milano (de-milanesizzandola) con luoghi diversi del mondo occidentale, globalizzando così le architetture e universalizzando la solitudine. Ma il cinema ritroso, radicato (nel milanese) e indagatore di Marina Spada è anche e ancora una volta un progetto politico, la ricerca di un'alternativa quando il fare cinema in maniera "tradizionale" diventa impossibile, quando il mercato del lavoro nega qualsiasi espressività individuale...

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Colpo d'occhio
Un film di Sergio Rubini. Con Riccardo Scamarcio, Sergio Rubini, Vittoria Puccini, Richard Sammel, Paola Barale.
Giallo, durata 110 min. - Italia 2008. - 01 Distribution uscita giovedì 20 marzo 2008.

Adrian Scala è un giovane scultore che, fin dalla sua prima esposizione a Roma, viene notato da Gloria, giovane studiosa d'arte e amante dell'importante critico Pietro Lulli che ben presto Gloria lascia per Adrian. Lulli però sembra non volergliene e decide di aiutare la carriera del ragazzo. Ma non tutto è come appare e il gioco delle rivalità sotterranee ben presto comincerà a farsi complesso.
Se è vero quanto afferma Aristotele e cioè che un'opera d'arte è vera e finta al contempo Colpo d'occhio va ascritto alla categoria. Perché (Rubini ha troppa esperienza per non saperlo) l'opera d'arte va al di là di ciò che chi l'ha creata pensa debba significare, obbligando l'autore a riflettere (anche se non necessariamente a concordare) quando chi se ne occupa (il critico) può averne una percezione diversa...

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...Ecco allora che chi ha amato la materialità polverosa de La terra può non apprezzare la 'finzione' di un film che si conclude in un teatro antico dopo aver inanellato, specialmente nella seconda parte, una serie di colpi di scena a volte prevedibili. Ma proprio lì sta il gioco della finzione a cui gioca Rubini/Lulli. In quella sagoma che chiude il film troviamo la definizione quasi geometrica di ciò che nell'opera precedente si traduceva in frantumazione di un nucleo sociale. Rubini, che lo voglia o no, è intervenuto consapevolmente su un tema che il cinema italiano o ha trascurato o ha trattato come punto di partenza per altri percorsi (penso ad esempio al quadro di Le fate ignoranti). Il rapporto tra il critico d'arte e l'artista è inevitabilmente un gioco di sovrapposizioni in cui ognuno inizialmente 'finge'. Il secondo simula di poter essere autonomo, il primo di elargire la propria benevolenza pigmalionica. Ma è su questa duplice finzione che Rubini lavora (narrativamente complice una Vittoria Puccini il cui nudo integrale, liberato dalle catene da atelier della Béart de La bella scontrosa, fa pensare a una pre-scultura da catturare come immagine non definitiva).
Consapevole però di offrire al contempo una verità. In particolare quella di un rapporto di dominio in cui chi possiede le leve del potere mediatico può elevare o abbattere a proprio piacimento. La scena al ristorante in cui Scala deve decidere se farsi ammettere definitivamente a corte oppure riacquisire la propria dignità è carica di una tensione tangibile. È come se in quel momento tutta la fisicità dell'opera dello scultore dovesse trasformarsi nelle parole che il critico sa manipolare così bene nonostante la sua sterilità (anche riproduttiva). Da quella scelta dipendono gli sviluppi di una vicenda in cui la decisione di andare talvolta narrativamente sopra le righe non è accidentale ma voluta. È come se l'impronta sulla sfera (fondamentale la collaborazione di Gianni Dessì) divenisse quasi un logo del film: il coraggio di imprimere un segno indipendentemente dalla lettura e dall'uso che altri potranno farne. Il cinema è anche questo e ben vengano (in Italia) i registi che ancora se lo ricordano.

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Citty Citty Bang Bang - Chitty Chitty Bang Bang

Un film di Ken Hughes. Con Gert Fröbe, Lionel Jeffries, Sally Ann Howes, Dick Van Dyke, Anna Quayle
Titolo originale Chitty Chitty Bang Bang. Fantastico, durata 142 min. - Gran Bretagna 1968.

Su una gloriosa auto da corsa che può volare, Potts e i suoi figli vanno nel regno di Vulgaria dove è prigioniero il nonno. Ma Potts è un matto inventore che vorrebbe produrre la caramella che fischia battendo il suo concorrente Von Bombarda. Da un libro (1964) di Ian Fleming, l'inventore di James Bond, molto liberamente adattato dal regista con Roald Dahl, è uscito un film che – caso raro – lo migliora. L'elemento fiabesco affonda le radici nella concretezza del quotidiano, come si vede specialmente nella descrizione del mondo capovolto di Vulgaria. Musica: Richard M. e Robert B. Sherman. Prodotto da Albert L. Broccoli che creò la serie 007.

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  • 4 lut 15 11:54
Christmas in Love - 2004

Un film di Neri Parenti. Con Christian De Sica, Massimo Boldi, Danny DeVito, Anna Maria Barbera.
Comico, durata 100 min. - Italia 2004. uscita venerdì 17 dicembre 2004.

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Parlarne male non serve: gli incassi sono comunque assicurati. Proviamo allora a parlarne bene. Innanzitutto la 'storia': un campione automobilistico va in vacanza a Gstaad con la giovane amante che ha l'età di sua figlia. La quale gli esibisce un innamorato che invece ha l'età di papà o giù di lì. Nello stesso albergo si trovano anche un chirurgo plastico con la moglie da cui si è separato e un'operaia che ha vinto una vacanza con Ron Moss, il divo di "Beautiful". Tentando di rinverdire i fasti del Feydeau de "L'albergo del libero scambio" i nostri si muovono a ritmo di equivoci. Le parolacce questa volta sono sotto controllo mentre le allusioni pesanti no. Ecco allora problemi di erezione a ripetizione con effetti collaterali da Viagra in funivia e altre amenità simili. Vogliamo richiamarci a Plauto e alla sua 'volgarità alta'? E richiamiamoci, anche se questo non farà vendere un biglietto in più. Come vedete ci stiamo sforzando di parlare bene del 'film' di Natale. Peccato che non ci riesca, anche per la presenza della Barbera che, dopo aver fallito a "Striscia la notizia" canta fuori dal coro anche qui. Resta una domanda: che ci sta a fare De Vito in trasferta? La risposta viene da "Cabaret": "Money, Money".Un 'nì' perché non si può dire 'no' a un 'sottogenere' di successo.

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  • 4 lut 15 11:54
Che ne sarà di noi - 2004
Un film di Giovanni Veronesi. Con Silvio Muccino, Violante Placido, Giuseppe Sanfelice, Myriam Catania, Elio Germano.
Commedia, durata 100 min. - Italia 2004.

Dopo la maturità, tre ragazzi si regalano un viaggio in Grecia dove si accorgono di non sapere nulla della vita. Scopriranno soluzioni diverse per i loro destini rispetto a quelle che i loro genitori avevano progettato, più incoscienti ma più autentiche.Veronesi è interessato al mondo dei più giovani sin dai tempi delle sue prime regie. Questa volta ha il contributo essenziale di Silvio Muccino che ha esordito come co-sceneggiatore e attore nell'interessante film del fratello "Come te nessuno mai" e nel fratempo è cresciuto professionalmente restando anagraficamente giovane. Il film riesce così ad inseririrsi nel filone "i giorni della svolta esistenziale"offrendoci un ritratto piacevole e non superficiale degli adolescenti posti dinanzi all' "ultima vacanza".

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  • 4 lut 15 11:54
Che - L'argentino - 2009 - CD1

Un film di Steven Soderbergh. Con Benicio Del Toro, Demiàn Bichir, Santiago Cabrera, Elvira Mínguez, Jorge Perugorría.
Titolo originale Che: Part One. Biografico, durata 126 min. - USA, Francia, Spagna 2008. - Bim uscita venerdì 10 aprile 2009.

Il 26 novembre del 1956 il medico argentino Ernesto Guevara salpa alla volta dell'isola di Cuba con un giovane avvocato di nome Fidel Castro e altri 80 ribelli determinati a rovesciare la dittatura di Fulgencio Batista con una rivoluzione. Medico, stratega e instancabile guerrigliero, il "Che", alla guida di una colonna di uomini, dopo un lungo faticosissimo periodo sulla Sierra Maestra, conquista la città di Santa Clara e si riunisce ai compagni per marciare su L'Avana.
Quello che appare sugli schermi, dopo otto anni di lavoro, è il Che di Soderbergh, quello che nessun altro avrebbe potuto fare in maniera simile, quello che di Soderbergh autore e produttore porta il marchio indelebile, anche là dove calpesta nuovi sentieri, anche e appunto perché li calpesta. Scardinando le convenzioni della continuità, con stacchi avanti e indietro nel tempo (bello il ritorno alla terrazza del primo incontro con Fidel) e spostamenti nello spazio -dalla foresta tropicale alla sede delle Nazioni Unite - che la dicono lunga sulla versatilità del protagonista, Soderbergh parla anche di se stesso, del suo cinema, che rimbalza tra esplorazione e diplomazia, tra le immagini ultravivide dell'avventura (girate con la Redcam) e quelle declinate nel bianco e nero glamorous targato Nordamerica e società dello spettacolo...

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  • 4 lut 15 11:54
Che - L'argentino - 2009 - CD2

...Sono due binari: da un lato si fa strada un leader, tra i colpi dell'asma e dei fucili nemici, dall'altro nasce una stella, sotto i flash dei fotografi e delle interviste romantiche. In questo senso, nel suo film rispettosissimo e tutt'altro che declamatorio, il regista prende una posizione netta dicendoci che non è la meta che (gli) interessa, non l'icona, ma il viaggio.
Il personaggio di Che Guevara (ri)nasce nel corpo più massiccio di Benicio Del Toro (lontano anni luce dal ragazzino sensibile dei Diari della motocicletta) e si costruisce per azioni, per tono della voce, per furore dello sguardo: prima con le armi del cinema che con quelle della storia.
Purtroppo Che - L'Argentino non si fa apprezzare pienamente per colpa di un doppiaggio che non ha ragione di esistere, che livella, decontestualizza, toglie al protagonista il suo carattere di straniero, e perché è probabilmente come film-esperienza, nella sua durata complessiva di quattro ore e mezza e nella voluta discontinuità tra le due parti che lo compongono, che si arricchisce di senso. D'altronde quel che fa Soderbergh è esattamente questo: entrare nella dimensione esperienziale della rivoluzione, al ritmo dei passi stanchi, delle notti di veglia, delle decisioni da prendere sul momento, degli errori commessi per sempre, per raccontare di un uomo che ha fatto di un'idea una pratica, per esporci, in pratica, un'idea di cinema.

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Che - Guerriglia - 2009 - CD1

Un film di Steven Soderbergh. Con Demiàn Bichir, Rodrigo Santoro, Benicio Del Toro, Catalina Sandino Moreno, María D. Sosa.
Titolo originale Che: Part Two. Biografico, durata 131 min. - Spagna, Francia, USA 2008. - Bim uscita giovedì 30 aprile 2009.

All'apice della gloria, Ernesto “Che” Guevara lascia Cuba a Fidel Castro e sparisce. Ricompare segretamente in Bolivia, dove riunisce un gruppo di compagni cubani e di reclute del posto per dare l'avvio all'addestramento dei ribelli che un giorno porteranno, nelle intenzioni, la rivoluzione in tutta l'America Latina, dal Perù al Cile, all'Argentina, al Brasile. Ma il sostegno locale è scarso, il territorio inospitale, la sua presenza viene scoperta e gli scontri hanno inizio anzitempo. Il Che, che vorrebbe raggiungere i minatori sulle Ande, viene arrestato e ucciso.
Che - L'Argentino era in un certo senso un'odissea, per quanto di movimento contrario, non un ritorno ma un approdo, Che – Guerrilla è un'iliade: il racconto di un assedio e di una caduta. Bloccati dall'indifferenza della popolazione e dalla risoluzione dei potenti, che non sono disposti a permettere un'altra Cuba, il Che e i compagni non avanzano ma girano intorno, impaludati, con l'acqua fredda ormai all'altezza delle spalle e i fucili puntati addosso.
Trionfare o morire, ora; la resa non è contemplata, l'abbandono non esiste. Solo in questa logica strettissima si spiega l'assoluta mancanza di pietà nei confronti di chi cade. Non c'è elaborazione del lutto, perché non c'è ingiustizia nella perdita: la fede (rivoluzionaria) giustifica e ripaga del sacrificio. L'altra assenza più palpabile di qualsiasi presenza è quella dell'elemento femminile. Tania è un compagno, un soldato, mentre la vittoria, la rivoluzione e la morte sono le uniche donne del gruppo, entità fantasmatiche, cui si consegna, però, niente meno che la vita. Lo stesso Che è il fantasma di quello che era stato a Cuba, più stanco, vecchio, malato e bello; le autorità boliviane negano al mondo la sua presenza nella loro terra e lui non può indossare il proprio nome, deve diventare un altro, uno fra gli altri...

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  • 4 lut 15 11:54
Che - Guerriglia - 2009 - CD2

...Soderbergh continua in questa seconda parte dell'opera magna il suo discorso sulla posizione dell'individuo Ernesto Guevara all'interno della collettività e dell'inquadratura e, nonostante permanga la fatica di aderire, come spettatori, ad una cronaca delle eroiche gesta declinata nei piccoli dettagli, nei lunghi tempi morti della quotidianità, nella paura che umanizzare rimi con spettacolarizzare, in Guerrilla è la storia a spingere fuori il suo protagonista, nel momento in cui la popolazione non lo segue, nessuno si unisce lui, è solo, e ci permette, finalmente, di esserlo un po' con lui. Non c'è mistero sulla sua morte, ma Soderbergh sposta all'ultimo la macchina da presa e osa una straziante, disturbante soggettiva.
A Benicio Del Toro basta un gesto, come allontanare la canna del fucile di un guerrigliero incauto, per provarci la sua immersione totale nel ruolo. A Soderbergh, invece, non bastano quattro ore e mezza per portarci veramente e totalmente dentro il suo film.

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C'è chi dice no
Un film di Giambattista Avellino. Con Luca Argentero, Paola Cortellesi, Paolo Ruffini, Myriam Catania, Claudio Bigagli.
Commedia, Ratings: Kids+13, durata 95 min. - Italia 2011. - Universal Pictures uscita venerdì 8 aprile 2011.

Max è un precario di talento impiegato presso un quotidiano locale dove sogna di essere assunto ma viene ancora una volta scalzato dal raccomandato di turno. Samuele insegna diritto penale mentre aspira al posto da ricercatore e assiste un barone universitario che gli preferisce da sempre segnalati incapaci. Irma è una dottoressa appassionata in attesa di un contratto, soffiato in zona Cesarini dalla procace fidanzata del primario. Ex compagni di liceo, ritrovatisi a una cena commemorativa, Max, Samuele e Irma si scambiano difficoltà e dilemmi e decidono di fare fronte comune contro la piaga della raccomandazione. Fondatori di un movimento virtuale, “I pirati del merito”, diventeranno le (lunghe) ombre nere della coscienza dei ‘segnalanti’, incalzandoli con molestie e rappresaglie decisamente creative.
Il cinema italiano ha evidentemente scoperto la drammaticità del precariato e di conseguenza l’urgenza di affrontare sul grande schermo la vita di chi tira avanti con contratti a progetto, collaborazioni a termine, lavori a tempo determinato. Lo ha fatto Paolo Virzì con Tutta la vita davanti, poi Anna Negri con Riprendimi e Massimo Venier con Generazione 1000 euro e ancora Ascanio Celestini col documentario Parole sante, raccontando con toni e stili diversi il cul de sac in cui sembra essersi infilato il mondo del lavoro nell’era della globalizzazione.

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Casomai









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Un film di Alessandro D'Alatri. Con Stefania Rocca, Fabio Volo, Sara D'Amario, Antonella Troise, Gennaro Nunziante.
Commedia, durata 90 min. - Italia 2002.

Tommaso conosce Stefania. Si piacciono, si innamorano, si sposano. Nasce anche un bambino. Tutto è cominciato benissimo, si è evoluto bene, poi discretamente, piano piano fino alla crisi. Sembrava impossibile, eppure l'amore, che sembrava davvero solido, forse si è sfaldato, addirittura trasformandosi in livore. Chissà se si è ancora in tempo a provvedere. Volo, ex jena, cerca di fare l'attore vero. Necessita di una prova d'appello.

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Boris - Il Film

Un film di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo. Con Luca Amorosino, Valerio Aprea, Ninni Bruschetta, Paolo Calabresi, Antonio Catania.
Commedia, Ratings: Kids+13, durata 108 min. - Italia 2011. - 01 Distribution uscita venerdì 1 aprile 2011.

René Ferretti ha fatto tanta brutta televisione. Ad essere precisi l'ha subita, per ottemperare alle richieste al ribasso delle produzioni, alle ridotte capacità professionali della sua troupe storica e all'immensa negazione degli attori a sua disposizione, paragonabile soltanto alla misura dei loro capricci. Eppure, un giorno, il momento di dire “basta” arriva anche per lui, di fronte alla richiesta di girare a ralenti la corsa nei prati di un giovanissimo Ratzinger. Tutti a casa, tutti in crisi, tutti in bolletta. Almeno finché il cinema non bussa alla porta. A Ferretti non sembra vero: un film in pellicola, serio, di denuncia. L'adattamento del saggio best-seller “La Casta”, il racconto di sprechi, scandali e privilegi immotivati della classe politica italiana. Peccato che il mondo del cinema non sia molto diverso…
Il salto di Boris dal piccolo al grande schermo, ma soprattutto da un pubblico di nicchia al grande pubblico, “laurea” definitivamente i suoi tre autori con lode, per l'umorismo finissimo (anche laddove fa della volgarità il suo humus), lo sguardo implacabile, la scrittura diretta e coraggiosa, la capacità di scelta (nell'abbondanza da loro stessi prodotta, in fase di sceneggiatura e di riprese) e soprattutto l'eleganza e la coerenza con cui sono passati dal ritrarre la televisione in televisione al fotografare il cinema nel cinema. Non di parodia si tratta, infatti, spessissimo, ma di fotografia vera e propria, ritoccata ad arte e virata sul comico.
Sono tante le battute o le scene del film che potrebbero essere estrapolate come costole per offrire un'idea dell'organismo nel suo insieme; dal produttore cinematografico che spiega: “non c'ho i sordi per tutta ‘sta sensibilità”, al regista che paventa: “non si esce dalla televisione, è come la mafia, non se ne esce se non morti”. Ma è nella scena in cui Antonio Catania alias Lopez immagina il destino di René qualora lo abbandonasse per passare alla concorrenza e, dopo avergli fatto chiudere gli occhi, gli riappare davanti uguale identico a pochi secondi prima esclamando: “eccola la concorrenza!”, che il film si rivela maggiormente. Nella terribile verità di quello sketch ci sono, infatti, sia un'indicazione di tono, cinico, dissacrante, spoetizzante, sia l'indicazione sulla natura dell'umorismo in gioco –si ride per non piangere- sia la lucidità e la schiettezza di sguardo e parola rispetto all'argomento trattato, vale a dire lo stile, che fanno di Boris qualcosa di unico in Italia...

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Bitch Slap - Le superdotate

Un film di Rick Jacobson. Con Julia Voth, Erin Cummings, America Olivo, Michael Hurst, Ron Melendez.
Titolo originale Bitch Slap. Azione, durata 105 min. - USA 2009. - Eagle Pictures uscita venerdì 22 luglio 2011

Tre ragazze giungono con una macchina d'epoca nel bel mezzo del deserto alla ricerca di un bottino di diamanti sepolto vicino a una roulotte. Queste sono Trixie, una spogliarellista ingenua e sensibile, Camero, una spietata killer che fa il corriere della droga, e Hel, un'importante donna d'affari. Nel bagagliaio della loro Ford Thunderbird hanno incastrato Gage, il pericoloso trafficante che ha sottratto i diamanti e quindi l'unico che conosca il punto esatto dove scavare. Andando progressivamente a ritroso nel tempo, emergono molti dettagli sul passato delle tre ragazze e sulla misteriosa figura di un vendicatore spietato e sconosciuto: Mr. Pinky.
In principio fu Russ Meyer, regista indipendente che fece dei principi del femminismo un ring su cui far lottare maggiorate truccatissime dai vestiti succinti capaci di maneggiare armi e sferrare colpi come fino a poco tempo prima era concesso solo a un uomo. Poi vennero, nel tempo, le eroine disinibite e giustiziere dei b-movies, le conigliette languide e gentili dei video di Playboy e, infine, le vendicatrici sagge e poliedriche del cinema edotto di Tarantino (come la Sposa di Kill Bill o la Shosanna di Bastardi senza gloria)...

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  • 4 lut 15 11:54
...Con Bitch Slap, Rick Jacobson condensa la storia degli exploitation films a partire dal significato stesso del verbo inglese “to exploit”, ovvero sfruttando e beneficiando di tutte le peculiari caratteristiche estetiche e tematiche dell'immaginario “stracult” dell'ultimo mezzo secolo. La sua personale “Operazione Grindhouse” è quindi più un calco “maggiorato” che un semplice omaggio, un milkshake in cui viene frullato tutto quanto ha reso popolare prima e nobilitato poi l'arte del sottogenere. In questo senso, Bitch Slap è un campionario di momenti e situazioni topiche del cosiddetto guilty pleasure, il piacere visivo legato ai b-movies: nello spazio di una macchia desertica, tre belle donne, ognuna vicina a un preciso immaginario erotico (la spogliarellista caritatevole, la virago indomabile e selvaggia e la donna-manager di potere), combattono a mani nude o brandendo enormi mitragliatrici, si baciano appassionatamente, giocano coi secchi d'acqua, trovano scuse e motivi per strapparsi i vestiti di dosso e mostrare vizi e virtù dei loro corpi.
In questo coacervo fumettistico di immagini più satinate che ruvide, più vicino a un certo erotismo patinato che a un'idea di trasgressione o di liberazione della violenza, Jacobson non compie né un rovesciamento radicale (lo stile Tarantino, che proprio nei suoi tributi all'exploitation, Jackie Brown e Death Proof, aveva dilatato l'azione e ritardato la violenza fino al suo annullamento), né un salto iperbolico (lo stile Rodriguez, che gioca sull'effetto sorpresa e sull'esaltazione continua del parossismo). Al contrario, il regista mostra la sua formazione maturata con i telefilm epic-trash di Sam Raimi come Hercules o Xena, giocando a ribasso tanto nell'estetica (un trionfo di split screen, chroma key e ralenti), quanto nella narrazione (un percorso a ritroso in stile Memento che diviene presto estenuante). Laddove mostra una certa inventiva è invece nel linguaggio, attraverso un vero e proprio florilegio di battute e insulti per l'era post-femminista. Ma per quanto trivialmente creativa, un pugno di frasi fatte ben assestate non può redimere un'estetica integralmente “rifatta”.

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  • 4 lut 15 11:54
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itolo originale: Bambola
Nazione: Italia
Anno: 1996
Genere: Erotico
Durata: 96'
Regia: Bigas Luna
Cast: Valeria Marini, Stefano Dionisi, Jorge Perugorria, Manuel Bandra

Trama del film:
Mina, detta Bambola, ha una pizzeria a Comacchio col fratello omosessuale. Fa arrapare i maschi della zona, ha un fidanzato in carcere, cerca il vero amore, si concede a un macho che le accende dentro la fiamma del peccato. Ma "dietro l'angolo" c'è il sangue..

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Baciami Ancora (DVDRip XviD) - CD1

Baciami ancora - 2010

Un film di Gabriele Muccino. Con Stefano Accorsi, Vittoria Puccini, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti.
Drammatico, durata 130 min. - Italia 2010. - Medusa uscita venerdì 29 gennaio 2010.

Carlo e Giulia si sono amati e odiati e traditi e ora, separati, condividono la figlia Sveva. Giulia ha un nuovo compagno, un attore, mentre Carlo ha tante donne e poco amore. Marco e la moglie hanno inseguito disperatamente il desiderio di un figlio e da quel fantasma si sono lasciati corrodere. Livia ha cresciuto Matteo da sola, Alberto ha perseguito l'indipendenza affettiva, Paolo è passato da una dipendenza ad un'altra. Il ritorno a Roma di Adriano, il padre di Matteo, dopo quasi dieci anni, li riunisce e li riporta alla fontana dei desideri, ma non c'è più acqua: o la si riempie o ci si schianta al suolo.
Dieci anni fa, L'Ultimo Bacio irrompeva sulla scena cinematografica italiana risollevandone le sorti al botteghino ma soprattutto proponendosi come uno specchio delle brame e dei tentennamenti dei trentenni, a cui la maturità pareva porre le sue richieste anzitempo; scomoda, insoddisfacente, liberticida. Il film movimentava le acque e, forse, le coscienze, con la sua macchina da presa mai ferma e il suo protagonista sempre in corsa, per non lasciarsi sfuggire questo, per riprendere quello, per battersi sul tempo prima e per recuperarlo poi.
Oggi Carlo è esaurito. È stressato, dice il film, ma forse anche svuotato come personaggio, sacrificato a un destino di contenitore della "storia di tutte le storie d'amore", come recita la tag-line di promozione di Baciami Ancora. Ciò non significa che Muccino non racconti quello che conosce, al contrario: fedele alla rappresentazione di un milieu borghese, pacificato con se stesso e consapevole, non cerca l'eccezionale ma racconta la norma con un'eccezionalità di tono, non solo vocale. Perché allora non plaudire a chi ci dice come siamo e ci mette addirittura su uno schermo per dirci quanto siamo normali nelle nostre stranezze, quanto buffi e disperati, e quanto ogni errore è riparabile, se lo vogliamo veramente, perché tutto è possibile? Perché non è vero, cioè non lo è qui. Nel film di Muccino non c'è vera libertà di scelta, si corre e si suda sul tragitto senza sbocco di un tapis roulant e il battito cardiaco accelera sì, ma per claustrofobia. Baciami Ancora è cinema del ritorno, del falso movimento, che va benissimo finché non si spaccia per cinema della possibilità o della verità.
Dell'oggi, della famiglia ampiamente intesa, della dinamica amorosa, Muccino racconta il volto esteriore, ne istoria e colora magistralmente la facciata, non si appella agli scherzi del destino o del caso, come farebbe magari un copione corale francese, nemmeno nella vicenda di Favino, apparentemente la più coraggiosa; non solleva le lenzuola (sono già stese, come sipari innocenti sul terrazzo di Come te nessuno mai), non ci dice i gesti privati, precisi, individuali, del dolore e della sorpresa; ha tutti gli strumenti per fare il cinema ma non guarda attraverso il suo filtro.

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  • 4 lut 15 11:54
Baciami Ancora (DVDRip XviD) - CD2

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Titolo: Autodafè
Anno di Produzione : 2009
Genere: Thriller
Nazione: Italia
Durata: 79′
Cast: Fabrizio Rizzolo, Cristina Fassio, Barbara Esposito

Trama
Claudio Amerio lavora in una grande fabbrica vicino a Firenze. La sua vita è stata da poco sconvolta dall?improvvisa morte del padre causata da un infarto. Claudio, che da qualche anno ha perso anche la madre, vive solo nella casa che fu dei suoi genitori. Fra Claudio e il mondo ora c’è un muro, Claudio vive infatti rintanato in questa casa dove da giorni accadono cose strane: rumori inquietanti, quadri che cadono, energie malate che si tramutano in sogni assillanti…

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